Cuneo fiscale: perché ridurlo di 7 miliardi sarà difficile
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Economia

Cuneo fiscale: perché ridurlo di 7 miliardi sarà difficile

Il governo vuol tagliare la differenza tra il lordo e il netto delle busta paga. Ma dovrà concentrare le misure su una platea ristretta come i giovani

Dovevano essere 2 o 3 miliardi di euro ma forse saranno 6 o 7. Sono i soldi che il governo Gentiloni vuole stanziare con la prossima Legge di Stabilità per il taglio al cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo del lavoro lordo, pagato dalle imprese, e la busta paga netta percepita ogni mese dai loro dipendenti. L'elevatissima differenza tra salari lordi e netti, si sa, è un problema che da anni tarpa le ali l'economia italiana, dove le retribuzioni sono più basse che in molti altri paesi mentre il costo del lavoro non è affatto contenuto. Basti pensare che, proprio per effetto del cuneo fiscale, un dipendente che percepisce un assegno netto di 1.300 euro al mese, costa al suo datore di lavoro quasi il doppio, al lordo di tutte le tasse e contributi.


Ecco allora che il governo Gentiloni, per non perdere quel poco di ripresa economica che si è vista nel 2017, sembra intenzionato a stanziare il prossimo anno un po’ di risorse per il taglio al cuneo fiscale, sempre che sia possibile trovarei soldi nelle maglie strette del bilancio pubblico e ottenere pure il benestare dell’Europa. Raggiungere l’obiettivo non sarà infatti facile, per tutta una serie di ragioni ben note da tempo.

Il peso dei contributi

Il problema del cuneo fiscale sui salari italiani è infatti soprattutto dovuto a un fattore: l’elevata incidenza dei contributi pensionistici, che nel nostro Paese  ammontano a ben il 33% della retribuzione (24% a carico dell’azienda e 9% a carico del lavoratore), una quota che non ha eguali in Europa (dove il prelievo non supera di il 20-25%). Visto che contributi previdenziali versati dai lavoratori attivi servono per pagare le pensioni a chi si è già messo a riposo, il governo si trova con le mani legate: tagliando la contribuzione, infatti, rischia di aprire un bel po’ di falle nel bilancio dello Stato o di essere costretto ad adottare misure di portata troppo piccola, capaci di avere effetti assai limitati.


Dunque, l’esecutivo sarà costretto per forza di cose a concentrare la sua azione su una platea assai ristretta di lavoratori. La prima ipotesi in campo è che ci sia un taglio dei contributi di circa 4 punti percentuali (due per le imprese e due per i lavoratori), limitato però soltanto ai giovani alla prima assunzione con meno di 25-30 anni di età e forse anche agli ultracinquantenni. L’altra ipotesi è che ci sia invece un mega sconto contributivo con l'abbassamento delle aliquote dall’attuale  33 al 15%, limitando però questa misura alle buste paga dei neoassunti con meno di 35anni. Ogni sgravio contributivo dovrebbe valere al massimo 3-4mila euro. E’ ancora presto per dire quale soluzione prevarrà ma una cosa sembra certa: per tagliare il cuneo fiscale in maniera davvero incisiva, occorrono tanti soldi difficili da trovare nel tiratissimo bilancio italiano.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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