I dazi di Trump, le conseguenze in Europa
Crollo dell’export e decine di migliaia di posti di lavoro a rischio. L’allarme degli operatori economici contro le politiche del presidente americano
Due materiali, acciaio e alluminio, e due balzelli diversi: 25% e 10%. Sono i dazi che il presidente americano Donald Trump vuole imporre su alcuni materiali importati dall’estero che hanno subito fatto scattare l’allarme tra le autorità politiche e gli operatori economici europei.
A usare toni molto duri è stata per esempio la svedese Cecilia Malmström, commissario europeo per il commercio estero, che ha parlato di decine di migliaia di posti di lavoro a rischio, senza però specificare la cifra esatta.
Le parole di Malmström non sono campate in aria ma sono probabilmente il frutto di un confronto avuto con gli operatori industriali e con le associazioni di categoria del Vecchio Continente, che ora invitano la commissaria Ue a reagire duramente alle politiche commerciali protezioniste dell’amministrazione statunitense. Ma cosa rischia davvero l’Europa di fronte ai dazi di Trump?
Il fiume di acciaio
Secondo Eurofer, l’associazione dei produttori di acciaio del Vecchio Continente, l’export di questo materiale dall’Europa verso gli Stati Uniti è pari nel complesso 5 milioni di tonnellate, cioè un settimo dei 35 milioni di tonnellate importate dagli americani da tutti i paesi del mondo. Il valore economico delle esportazioni europee è dunque attorno ai 4-5 miliardi di dollari mentre l’incidenza di un dazio del 25% è teoricamente nell’ordine di appena 1 miliardo.
Il guaio è che, proprio a causa dei dazi, l’import di acciaio degli Stati Uniti è destinato a ridursi drasticamente. “Ci aspettiamo che le nuove tariffe facciano scendere le importazioni americane fino a 20-25 milioni di tonnellate”, ha scritto in un comunicato Eurofer, stimando dunque che gli effetti economici delle restrizioni di Trump andranno ben oltre il previsto. Non va dimenticato poi che anche l’Europa, in un regime di libero scambio, importa ogni anno un bel po’ di acciaio da altri paesi, per un volume complessivo di 40 milioni di tonnellate.
Perdite per tutti
Eurofer teme dunque che l’introduzione dei dazi provochi uno stop su tutta la filiera del commercio di prodotti siderurgici nel mercato interno del Vecchio Continente. Per questo Axel Eggert, direttore generale dell’associazione europea dei produttori di acciaio, ha parlato di una potenziale perdita di decine di migliaia di posti di lavoro che, paradossalmente, non si verificherà soltanto al di qua dell’Atlantico ma potrebbe essere ancor più marcata nel settore siderurgico statunitense.
Le stesse fosche previsioni di Eurofer sono state fatte di recente anche da Gerd Götz, direttore generale di European Aluminium, l’associazione di categoria dei produttori di alluminio. Per questo materiale, il valore le esportazioni del Vecchio Continente verso gli Stati Uniti è pari a 1,2 miliardi di euro all’anno. Anche Götz, come il suo collega Eggert, non teme di per sé i dazi ma le loro conseguenze sui volumi del commercio di alluminio in Europa e dei semilavorati che contengono questa materia prima. Pure il direttore generale di European Aluminium ha parlato di decine di posti di lavoro a rischio al di qua dell’Atlantico, di fronte ai quali le autorità Ue non possono certo rimanere indifferenti.
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