De Felice (Intesa Sanpaolo): «Troppo debole la risposte europea alla crisi del gas»
Le sanzioni colpiscono anche noi. Manca un piano comune come quello contro la pandemia
«In Europa non siamo stati capaci di rispondere alla crisi energetica con una politica comune. Gli Stati Uniti negli ultimi 10 anni hanno raggiunto un'autonomia dal punto di vista energetico, noi no. Se l'Ue si limita al RepowerEu chiaramente non sta scegliendo l'importante reazione avuta dopo la pandemia, con Next Generation Eu e poi con i Piani nazionali». Lo ha detto il capo economista di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice martedì 13 dicembre a margine dell'Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2022, realizzata con il Centro Einaudi. "Abbiamo un problema politico che è la guerra. A questo problema abbiamo reagito con le sanzioni, anche perché non si poteva fare altrimenti. Ma chi sta pagando il prezzo delle sanzioni? I cittadini e le imprese europee. Ecco questo politicamente, a livello centrale, va sicuramente compensato".
Parole insolitamente dense di scetticismo per un economista di solito molto equilibrato. E che meritano un approfondimento. Per questo Panorama.it lo ha contattato per saperne di più.
«Il mio è un auspicio affinché l’Europa faccia di più, ma molto di più per aiutare le imprese e le famiglie colpite dall’aumento dei costi dell’energia, provocato dalla guerra e dalle sanzioni alla Russia» spiega De Felice. «L’Europa, e gli Stati membri, hanno commesso un grande errore, quello di non aver conquistato un’autonomia energetica perché ci siamo sempre fidati del gas russo, venduto a prezzi bassi. Ora è successo l’imponderabile e ci troviamo con i prezzi a livelli altissimi. Certo, le sanzioni sono stata la risposta giusta, non potevamo certo mandare i nostri soldati in Ucraina. Ma le sanzioni hanno un costo sia per la Russia, sia per noi europei».
Secondo De Felice, mentre con la pandemia l’Europa ha reagito molto bene con il Next Generation Eu e i vari programmi di sostegno, nel caso della crisi energetica il RepowerEu la risposta della Commissione appare più timida. «La Commissione ha promesso di rafforzare il piano RepowerEu, ma per ora l’Europa ha un po’ deluso». A chi replica che, nel caso dell’Italia, ben due terzi della manovra sono destinati s sostenere le imprese più colpite dalla crisi energetica e le famiglie più fragili, De Felice risponde così: «In totale, i Paesi europei hanno destinato 550 miliardi di euro, pari al 4,5% del Pil europeo, per dare sollievo alle imprese, soprattutto quelle energivore, e alle famiglie più deboli. Quindi la riposta dei singoli Stati membri c’è, ma quello che mi aspetterei sono dei progetti comuni europei in termini per esempio di incentivi alle rinnovabili, di creazione di nuovi gasdotti, di investimenti nell’idrogeno. In questo caso non c’è stata la creazione di debito comune, come invece è avvenuto con la lotta al Covid».
Si parla di un fondo sovrano ma per ora, in effetti, sono solo parole. E la sfida della crisi energetica viene affrontata dai singoli Paesi attingendo ai propri bilanci. «Non c’è un progetto comune europeo, si parla di un fondo sovrano me le risorse messe a disposizione per ora sono modeste».