Deficit e debito, cosa chiede l'Europa al nuovo governo (che non c'è)
ll vice-presidente dell’Ue ha invitato l’Italia a non tradire gli impegni presi sul fronte del bilancio pubblico. Un avvertimento a Lega e M5S
A mettere i puntini sulle “i” ci ha pensato oggi Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Europea. Mentre a Roma non si sa ancora se nascerà o meno un governo Lega-5Stelle, a Bruxelles ci sono alcune certezze che, come ha ricordato Dombrovskis, difficilmente possono essere ignorate. Il vice presidente dell’Ue ha sottolineato infatti che il nostro Paese non può eludere gli impegni già presi di ridurre il suo deficit e il suo enorme debito.
Ancor prima di conoscere il nome del premier, dunque, dagli organismi europei è arrivato una sorta di avvertimento: vietato allentare le maglie del bilancio pubblico come i due partiti vincitori delle ultime elezioni del 4 marzo hanno promesso a più riprese prima e dopo il responso delle urne.
Lo spettro del Fiscal Compact
Ecco allora che, con questo richiamo di Dombrovskis che si aggiunge anche al monito giunto nei giorni scorsi dal presidente della Repubblica Mattarella, torna di attualità un dibattito che si è aperto a più riprese negli ultimi 5 anni. E’ il dibattito sul Fiscal Compact, un trattato firmato nel 2012 tra i paesi dell’Eurozona, quando la Grecia era sull’orlo del fallimento e l’intera Unione Monetaria Europea rischiava di dissolversi da un momento all’altro.
In cambio degli aiuti finanziari concessi ai paesi in difficoltà, in particolare a quelli del sud Europa come il Portogallo e la stessa Repubblica Ellenica, le nazioni del nord (Germania in testa) chiesero in cambio la sottoscrizione di un patto (il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance, meglio noto appunto come Fiscal Compact) che obbligava i governi più indebitati a mettersi in riga, seppur nell’arco di di ben 20 anni.
Obiettivo 60%
Nello specifico, il Fiscal Compact impone ai paesi firmatari del trattato di adottare misure per ottenere il pareggio di bilancio, cioè l’equilibrio tra le spese e le entrate dello Stato. Nel caso dell’Italia, per esempio, il pareggio di bilancio è stato inserito addirittura in una norma della Costituzione. Ma a far discutere è soprattutto un’altra regola del Fiscal Compact, quella che impone ai paesi membri dell’Eurozona di riportare alla soglia del 60%, nell'arco di 20 anni, il rapporto tra il proprio debito pubblico e il pil (prodotto interno lordo).
Tra austerity e Flat Tax
Si tratta di un obiettivo ambizioso, soprattutto per un paese come l’Italia che oggi ha un debito pubblico altissimo, pari a circa il 130% del pil. Dunque, in base alle prescrizioni del Fiscal Compact che entrano a regime dal 2019 in poi, il nostro paese si troverà costretto a ridurre il proprio indebitamento di una quota pari in media a circa il 3% del pil ogni anno.
Difficile centrare questi obiettivi, se non con una buona dose di austerità di bilancio sul fronte delle spese. Ma Lega e 5Stelle sembrano intenzionati a praticare tutt’altro che l’austerity di bilancio, ritenendola responsabile delle sofferenze dell’economia italiana degli ultimi anni. Per il partito di Matteo Salvini e per il movimento di Luigi di Maio, è meglio rottamare la riforma Fornero sulle pensioni e introdurre la Flat Tax, la tassa con una sola aliquota. Il che significa, ovviamente, più spesa e meno entrate per le casse dello Stato.