In Italia troppe detrazioni, ma il problema vero sono le tasse
L’accusa lanciata dal Fmi al nostro Paese non tiene conto di una pressione fiscale fin troppo elevata
Diciamo la verità, il Fmi affermando che in Italia ci sono troppe detrazioni fiscali la fa davvero un po’ troppo facile. Considerare infatti il semplice ammontare totale delle agevolazioni concesse ai contribuenti senza tenere conto del contesto in cui ciò avviene rischia di essere un esercizio sterile. “Il problema – spiega Alessandro Cotto, amministratore delegato di Eutekne.info, sito specializzato in temi tributari – è che in origine le detrazioni fiscali sono state introdotte per cercare di attenuare le distorsioni prodotte da un sistema fiscale che esercita sui contribuenti, in particolare quelli più deboli, una pressione a volte insostenibile”.
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Saremmo dunque al paradosso, perché uno strumento come le detrazioni, introdotto appunto per alleggerire delle distorsioni economiche, si sarebbe trasformato a sua volta in una distorsione, secondo quanto sostenuto dal Fmi. Secondo quest’ultimo infatti, come si legge in un working paper, le detrazioni fiscali in Italia sarebbero “chiaramente elevate” e creerebbero appunto delle “distorsioni”. “Quello di cui però non tiene conto questo ragionamento – sottolinea Cotto – è proprio il fatto che le detrazioni in questione agiscono in un contesto in cui i contribuenti si trovano a pagare già molte tasse. E’ ovvio che se considerato in assoluto, il valore complessivo delle detrazioni ammesse dalla legge in Italia è nettamente superiore a quello di tante altri Paesi sviluppati, però in questi ultimi generalmente ci sono regimi tributari decisamente meno pesanti”.
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E allora quando si parla, come fa il Fmi, di 160 miliardi di detrazioni complessive, delle quali circa 80 concesse sul fronte dell’Irpef, bisognerebbe anche considerare una pressione fiscale che nel nostro Paese si avvicina sempre più paurosamente al 50%, un valore assolutamente non confrontabile con altre realtà, anche solo europee.
Ma tra i fattori da considerare e non menzionati in nessun modo dal Fmi, ce ne sarebbe un altro molto rilevante. “Nel nostro Paese – ricorda ancora Cotto – una quota significativa di agevolazioni è stata introdotta sul fronte dell’assistenza sanitaria. Se una persona inabile viene assistita a domicilio, ad esempio, ci sono sicuramente delle agevolazioni. Ebbene, in questo caso è evidente che c’è un problema di carenze del nostro stato sociale, perché invece di assicurare in maniera diretta l’assistenza al soggetto in questione, si introducono delle detrazioni fiscali”. Insomma, un modo come un altro per lavarsi la coscienza da parte di uno Stato incapace, per ragioni di bilancio, né di abbassare le tasse e né tantomeno di garantire servizi adeguati ai propri cittadini. Da qui il proliferare di detrazioni fiscali.
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Detto ciò, è anche vero che nella pletora di agevolazioni ci sarebbero i margini per poter intervenire. “Basta scorrere l’art.15 del Dpr 917 del 1986, ossia il Testo unico delle imposte, dove sono elencate tutte le detrazioni fiscali attualmente vigenti – fa notare Cotto –, per rendersi conto di come nel corso degli anni ci sia stata una indebita proliferazione di agevolazioni. Si va infatti da quelle riguardanti le spese funebri a quelle sulle assicurazioni fino ai contributi associativi”.
Un tema dunque, quello delle detrazioni, sicuramente da tenere ben presente il giorno in cui si decidesse di rivedere in maniera sistematica il nostro modello fiscale, tenendo però sempre ben presente che il vero vulnus resta l’ormai sempre più inaccettabile pressione fiscale.