I gufi della mala-economia smentiti anche dall'inflazione
L'Istat conferma che il calo dei prezzi è superiore alle attese. Come per il pil smentite le ipotesi e le narrazioni nefaste di chi fa il tifo per il disastro economico
Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le stime di crescita del Pil italiano per il 2023 dallo 0,6 allo 0,7%. L’Italia insieme alla Francia e alla Spagna vedono dati positivi in termini di crescita, al contrario della Germania che potrebbe tornare in recessione (-0,1% nel 2023). Secondo il Documento di economia e finanza (Def) la nostra crescita per quest’anno sarà dello 0,9%, dato rivisto al rialzo in confronto al Dpb di novembre, dove la crescita nel 2023 era fissata allo 0,6% e oggi l’Istat ha rivisto a ribasso il dato sull’inflazione di marzo fissandolo al 7,6%. Nel mese passato, si stima che l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività al lordo dei tabacchi abbia registrato una diminuzione dello 0,4% su base mensile. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una lieve decelerazione in termini tendenziali (da +12,7% a +12,6%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto mostrano una più decisa frenata (da +9% a +7,6%). Dati che sono destinati a migliorare se si pensa che secondo le stime della Commissione Ue e la conferma della Bce di voler continuare a combattere l’inflazione, questa dovrebbe attestarsi nella zona euro al 5,6% nel 2023 e al 2,5% nel 2024. Inoltre, stiamo anche assistendo ad un calo dei prezzi dell’energia. Insomma, un quadro che di certo presenta delle incertezze ma che sembra andare verso la stabilizzazione della situazione economica.
Eppure, nonostante questo negli ultimi giorni sono continuati a susseguirsi dichiarazioni politiche e non solo che dipingono uno scenario economico italiano drammatico: “Sta arrivando una bufera”, “ci saranno ricadute onerose per le famiglie”, “non c’è uno sviluppoeconomico” e “ci sono nubi sull’economia”. Ecco, forse un po’ troppo dramma. E’ indubbio che il contesto in cui ci troviamo non sia dei migliori e che presenta diverse criticità. Sicuramente il prosieguo della guerra in Ucraina non è una buona notizia e il dipendere ancora in parte dalle forniture di gas russo (anche se in maniera molto ridotta rispetto al passato) non ci mette in una situazione particolarmente positiva per i prossimi mesi invernali. L’inflazione, poi, non aiuta. Il suo percorso di discesa è iniziato e sicuramente il trend è positivo ma il suo livello è ancora distante dall’obiettivo del 2%. Ed è anche vero che gli italiani per far fronte a queste criticità stanno erodendo i loro risparmi e che questi non sono infiniti. Come è anche vero che a livello fiscale, per quanto riguarda il taglio del cuneo e la riduzione della pressione le risorse messe in campo sono veramente esigue. I lati negativi ovviamente non mancano, ma perché si deve sempre guardare il bicchiere mezzo vuoto, anche a fronte di dati economici incoraggianti?
Le criticità ci sono e le sfide di medio e lungo periodo di certo non mancano, ma abbiamo anche diversi spunti positivi, come per esempio il fatto che la fiducia di imprese e famiglie è in ripresa e che la crescita per il 2023 è stata rivista al rialzo a differenza di paesi come la Germania che vedono già i venti della recessione. Un aspetto di non poco conto, visti i trascorsi dell’Italia. Eppure, c’è sempre la tendenza a volerci dipingere come gli ultimi, i meno bravi. Si tendono a sottolineare sempre di più i lati negativi, rispetto a quelli positivi e quasi a sperare che i dati economici che escono dall’Istat, dalla Commissione Ue o dal Fmi siano sfavorevoli. Evidentemente molte volte ci si dimentica di non essere allo stadio, ma in un’arena politica dove si può anche essere contenti (alle volte, senza troppa esultanza), se un governo che non piace riesce a far crescere questo Paese.
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