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Franco Silvi/Ansa
Economia

Edilizia, le 5 ragioni per cui la ripresa è ancora lontana

Tra i fattori che frenano il rilancio delle costruzioni in Italia il calo degli investimenti pubblici e le difficoltà di accesso al credito

È un quadro a tinte fosche e quanto mai preoccupante quello proposto per il settore edile dall’Ance, l’Associazione nazionale costruttori, che parla di una situazione praticamente stagnante. A dirlo sono i numeri che raccontano appunto di un modestissimo aumento dello 0,3% degli investimenti in costruzioni per il 2016. E questo dopo un periodo fondamentalmente disastroso, che ha visto dal 2008 scomparire oltre 100mila imprese, con 580mila posti di lavoro andati in fumo che diventano addirittura 800mila se si considera anche l'indotto. E non andrà certo meglio nel 2017, visto che per l’anno prossimo le stime dell’Anche certificano un calo dei livelli produttivi dell'1,2%, con una riduzione del 3,6% delle opere pubbliche, del 3% della nuova edilizia residenziale e dello 0,2% del comparto delle ristrutturazioni. Ma quali sono le ragioni più significative che continuano a lasciare praticamente al palo il comparto edilizio che, come noto, potrebbe rappresentare invece uno dei volani principali delle ripresa dell’intero Sistema Paese? Vediamole nel dettaglio, così come sono state elaborate dalla stessa Ance.

1 - Investimenti pubblici: chi li ha visti?

A pesare in maniera determinante sul mancato rilancio delle costruzioni c’è sicuramente il forte rallentamento degli investimenti statali di questi ultimi anni. A causa anche della crisi infatti si è passati da una stima di crescita dei lavori pubblici del 6% a un molto più realistico +0,4%. Un forte ridimensionamento che fa il paio con il fatto che nei primi sei mesi di quest'anno si è registrato un brusco calo dei bandi di gara: -13,3% rispetto al primo semestre 2015. A crollare sono in particolare le opere pubbliche gestite dai Comuni, alle prese con tagli ai trasferimenti di livello epocale: a giugno si è infatti rilevato un pesantissimo -60,3% rispetto allo stesso mese del 2015.

2 - Tempi di pagamenti: si torna al giorno del poi, e all’anno del mai

Nonostante i pesanti richiami arrivati direttamente dall’Europa, e nonostante tutti gli sforzi messi in campo per cambiare un malcostume tutto interno alla nostra pubblica amministrazione, i tempi dei pagamenti degli enti statali sono ricominciati a salire. Erano infatti già lontanissimi dai 60 giorni previsti per legge, visto che si viaggiava comunque con un ritardo medio di circa 106 giorni. Il valore in questione però è ora ulteriormente salito a 108. Insomma, se tutto va bene, un’impresa che lavora per il pubblico può sperare di essere pagata a distanza di 168 giorni. Un fattore questo che di certo non lascia tranquille le aziende.

3 - Si viaggia a credito ridotto

Tra le difficoltà denunciate dai costruttori c’è poi anche quella relativa all’accesso al credito. Basti pensare che l’intero settore è passato dai 31,5 miliardi di euro di finanziamenti rilasciati dal comparto creditizio nel 2007, agli appena 8 miliardi del 2015: una diminuzione netta del 70%.

4 - Ristrutturazioni a rischio

E anche le ristrutturazioni, soprattutto quelle dei privati che, grazie alle agevolazioni fiscali avevano preso un certo abbrivio, ora cominciano a frenare, preoccupando non poco le imprese di costruzioni. Si registra infatti un calo dello 0,2%. Un segnale d’allarme che spinge l’Ance a chiedere al più presto una riconferma dei bonus sulle ristrutturazioni anche per il 2017.

5 - Nuove costruzioni, trend in frenata

Infine cattive notizie giungono anche dal fronte delle nuove costruzioni, e non poteva essere forse altrimenti, viste le difficoltà in cui versano tantissime famiglie italiane. Il dato di fatto è che, secondo l’Anche, nel 2016 si registrerà un calo del 3,4% di nuove costruzioni appunto, rispetto all’anno scorso, e questo anche in conseguenza del calo significativo dei permessi edilizi.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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