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(Ansa)
Economia

Electrolux come Pirelli. Linea dura del governo a colpi di Golden Power

Per la seconda volta in pochi giorni l'esecutivo pronto ad usare l'arma difensiva per alcune società considerate

Prima Pirelli, ora Electrolux? Il governo in meno di una settimana ha fatto sentire la propria voce due volte attraverso il golden power, per blindare aziende italiane e bloccare l’ascesa cinese.

C’è da chiedersi se si tratti di una strategia che, d’ora in poi, vedremo attuata ogni volta che una grande realtà italiana finisca nel mirino di investitori stranieri. E se questo convenga davvero.

“E’ una norma già usata in passato. Ma ora il suo utilizzo è dettato dal connubio indissolubile tra il salvaguardare gli interessi economici e strategici nazionali, l’aspetto politico del mantenere l’influenza sulle aziende di interesse nazionale e il tema del made in Italy: la cosiddetta difesa dell’italianità è un tema sensibile, molto importante per questo esecutivo”, spiega Paolo Manasse, professore di macroeconomia all’Università Bologna.

Con il termine “golden power” si intende un potere speciale che il governo ha per tutelare i propri interessi strategici nazionali. La norma è del 2012 e permette all’esecutivo di intervenire, in modo diretto e discrezionale, per proteggere settori cruciali per la sicurezza e l’interesse pubblico. Si usa per impedire o limitare acquisizioni o fusioni delle aziende italiane che si occupano di settori considerati strategici: difesa, energia, telecomunicazioni, trasporti, infrastrutture e cyber security.

Così il governo è intervenuto in Pirelli per frenare il peso dei soci esteri di Pechino (China National Tire & Rubber Corporation) nel progetto degli pneumatici smart Cyber.

Dopo Pirelli ora toccherebbe a Electrolux. Dopo mesi di cali produttivi e ripetuti periodi di cassa integrazione, il governo ha fatto sapere infatti che sarebbe pronto ad esercitare il golden power in caso le voci (né smentite né confermate finora) di una trattativa con i cinesi di Midea diventassero realtà. Lo ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, incontrando i sindacati. In questo caso, tuttavia, è difficile scorgere un interesse strategico, nel senso del coinvolgimento di un settore sensibile per la sicurezza dello Stato.

Il criterio, semmai, va ricercato nella difesa del tessuto produttivo. “I motivi in questo caso, a differenza di Pirelli, sono più il timore della chiusura di impianti nel nostro Paese e la tutela dell’occupazione. Per quanto sia una società importante nel settore, non penso che ricopra un interesse nazionale di tipo strategico. È più un’azione dettata dal timore che una nuova proprietà straniera possa delocalizzare e si perdano molti posti di lavoro”, spiega Manasse. Teniamo presente che Electrolux in Italia vuol dire circa 5mila lavoratori e cinque stabilimenti (Porcia, Susegana, Forlì, Solaro e Cerreto d’Esi). L’esecutivo, ha confermato che sarebbe pronto a frenare l’ingresso di Pechino nel colosso degli elettrodomestici in Italia per “preservare tecnologia e occupazione”.

Quindi c’è da aspettarsi il ricorso ai poteri speciali del governo (golden power) ogni volta che un’azienda italiana rischia delocalizzazione e cali di occupazione per l’ingresso di società estere nell’azionariato? Il golden power, come si diceva, è stato pensato per proteggere i settori considerati strategici per la sicurezza nazionale, ed è modellato su quello che avviene in altri Paesi. Che però si guardano bene dall’erigere una barriera insormontabile al grido di “non passa lo straniero”.

“Sventolare interessi nazionali contro l’invasore straniero è il modo migliore per scoraggiare gli investimenti esteri, che già in Italia sono abbastanza bassi. Noi abbiamo bisogno di investimenti dall’estero. Dobbiamo salvaguardare l’interesse nazionale di tipo strategico, ma facendo attenzione a non sfociare nel protezionismo, che non farebbe gli interessi economici del Paese”, conclude Manasse.

Si tratta dunque di scelte delicate e non prive di conseguenze. Il protezionismo può pagare nell’immediato, può creare consenso, ma alla lunga rischia di darci la zappa sui piedi. D’altro canto, il saccheggio a cui abbiamo assistito negli anni di eccellenze del made in Italy grida vendetta. Forse la cosa migliore sarebbe rafforzare il sistema produttivo, puntando su qualità ed efficienza per avere imprese forti, capaci di giocarsi la loro partita sul mercato. E riservando i super poteri del governo ai casi dove sia davvero in gioco l’interesse nazionale.

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Cristina Colli