Energia, ecco perché in Italia le bollette sono più salate
Elettricità e gas hanno subito incrementi a due cifre nella seconda metà del 2012, il doppio che nell'Unione europea
L’Europa alle prese con la crisi debitoria fa pagare caro il gas e l’energia elettrica ai suoi cittadini. Una regola che vale soprattutto per i paesi meno virtuosi: Italia, Cipro, Portogallo e Grecia nella seconda metà del 2012 hanno visto crescere a due cifre il costo della bolletta elettrica rispetto ai partner dell’Unione.
Come informa l’Eurostat , infatti, il prezzo della luce negli ultimi sei mesi dello scorso anno è cresciuto nel nostro Paese dell'11,2% a fronte di un aumento medio del 6,1% nell'Eurozona (+6,6% nella Ue a 27 paesi), posizionando l'Italia dietro Cipro (+21%) e Grecia (+15%) e davanti a Portogallo e Irlanda (+10%).
L'Italia presenta, inoltre, prezzi tra i più alti nel periodo: 23 euro per 100 kWh a fronte di una media di 19,2. In Francia per lo stesso consumo si pagano 13 euro.
Quanto al prezzo del gas , l’Italia si piazza solo al nono posto per crescita (+10,6%), a fronte di una media europea di poco inferiore (+10,3%), ma considerando quanto si paga per un consumo di 100kW (9,2 euro), si posiziona nella parte alta contro una media europea di 7,2 (in Germania 6,2 euro, in Francia 6,8 e nel Regno Unito 5,8).
Cosa nascondono, dunque, questi dati? Secondo le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori, due difetti del mercato energetico nostrano: “L’assenza di concorrenza e l’inerzia delle autorità preposte ai controlli, il cui strabismo a favore dei monopolisti comincia a essere preoccupante”.
Eppure l’Italia è tra i paesi più liberalizzati, per lo meno sul fronte del settore elettrico (sul gas c’è ancora qualche passo da fare). Oltre al fattore concorrenza, infatti, ad alzare il costo delle bollette è ancora il peso dello Stato .
E non sempre è evidente. Ecco perché: stando alla composizione percentuale della spesa per l'energia elettrica pubblicata dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, dei 516 euro che si pagano in media ogni anno per la luce, oltre la metà (280 euro) derivano dai servizi di vendita, necessari per remunerare le attività svolte dal fornitore, mentre le imposte pesano solo per il 13,35%, cioè 68 euro tra imposta erariale di consumo (accisa) e IVA (pari al 10% sul costo totale).
La mano pubblica, infatti, si nasconde altrove: scomponendo la voce dei servizi di rete, una tariffa fissata dall'Authority per il trasporto dell'energia sulle reti nazionali, scopriamo che a gonfiare la percentuale (33,88% della bolletta) sono i cosiddetti oneri di sistema, 93 euro in tutto.
Di questi, 84 euro sono destinati solo agli incentivi per le fonti rinnovabili (soprattutto per il fotovoltaico, cui arrivano 6,5 miliardi degli 11 miliardi totali), 2,7 euro alla promozione dell'efficienza energetica, 2,3 euro alla messa in sicurezza delle quattro centrali nucleari spente e una manciata di centesimi ai regimi tariffari speciali, al sostegno della ricerca di sistema e alle compensazioni per le imprese elettriche minori.
Al netto degli oneri di sistema, dunque, i costi per i servizi di rete in senso stretto ammontano a 75 euro l'anno per ogni utente medio.
Diverso è il discorso per il gas, dove il peso delle imposte arriva addirittura al 34,17% del totale della spesa annua, pari a 425 euro su un totale di 1.245 euro (i servizi di vendita pesano per il 47,37% e i servizi di rete per il 18,47%).
In questo caso, si pagano tre imposte: l'accisa sul consumo (che incide per un 17%), l'addizionale regionale che pesa per un 2% e l'Iva, che è pari al 10% per i primi 480 metri cubi. Dopo questa soglia, l'aliquota sale al 21%.
In totale, quindi, tra imposte e oneri di sistema dei 1.761 euro spesi in media per le bollette energetiche, lo Stato se ne porta via più di un terzo: 586 euro.