Eur Spa: il momento della verità
Il 24 aprile sarà presentato il piano aziendale. Gli amministratori pronti a cedere immobili (favorita l'Inail) già nel 2015 per evitare il fallimento
Si avvicina il momento della verità per la società del ministero dell’Economia e di Roma Capitale Eur Spa, che a fine 2014 ha dovuto chiedere il concordato preventivo per scongiurare il fallimento. Il 24 aprile prossimo scadono i termini assegnati dal Tribunale di Roma per la presentazione di un piano aziendale e, proprio in vista di questo passaggio, l’amministratore delegato Gianluca Lo Presti e il presidente Giampiero Borghini hanno scritto l’11 marzo scorso al ministero e al Comune per chiarire le proprie intenzioni. “L’ipotesi di lavoro attualmente perseguita” si legge tra l’altro nella lettera “è quella di addivenire entro il suddetto termine del 24 aprile, al perfezionamento di un accordo di ristrutturazione dei debiti, da raggiungersi in particolare con il ceto bancario”.
Fra le condizioni previste ci sono sia l’integrale soddisfacimento dei creditori sia il completamento dei lavori per il Nuovo Centro Congressi, ossia la famosa Nuvola dell’architetto Massimiliano Fuksas. L’unico modo per venirne a capo è dunque la vendita di una parte del patrimonio immobiliare dell’Eur Spa, che i suoi vertici ipotizzano di perfezionare nel 2015. Sul sito della società è già stato pubblicato un invito a presentare offerte, anche se visto il valore storico e architettonico degli edifici (ci sono, fra gli altri, il Palazzo della Scienza Universale e il Palazzo dell’Arte Moderna) è probabile che la proprietà rimanga in ambito pubblico: le ultime indiscrezioni danno per certo un interessamento dell’Istituto nazionale delle assicurazioni per gli infortuni sul lavoro (Inail).
Si vedrà se l’operazione andrà in porto e a quali condizioni. Nel frattempo c’è da augurarsi che il piano aziendale di Eur Spa faccia un po’ di chiarezza sulle reali cause del dissesto. I vertici della società addossano in genere la responsabilità ai costi esorbitanti e ai tempi di realizzazione troppo lunghi della Nuvola, ma davvero non c’è altro a spiegare il paradosso di una società con un patrimonio immobiliare gigantesco a un passo dal fallimento? Nella storia di Eur Spa degli ultimi anni si può forse individuare almeno qualche concausa.
Ad esempio, i due derivati stipulati nel 2009 e nel 2010, che in tutto sono costati ai suoi bilanci più di 15 milioni, oltretutto con motivazioni finanziarie che qualcuno considera assai discutibili. “Il primo derivato” dice Mauro Messina, uno degli esperti di controllo aziendale più conosciuti della Capitale “non è di copertura, ma speculativo. E il secondo è una scommessa costosa che con ogni probabilità ha solo l’obiettivo di consentire la chiusura del primo senza un reale esborso di cassa. In entrambi i casi si tratta di operazioni complesse con costi molto rilevanti che necessiterebbero ben altre trasparenza e capacità di comprendere i rischi”.
Qualche interrogativo suscita anche l’annullamento della vendita del terreno di via di Vigna Murata, 17 milioni che oggi farebbero davvero comodo, avvenuto nel 2010 perché il Comune tardava a compiere una variazione urbanistica che al momento della stipula (nel 2006) sembrava pura routine. Eur Spa ha dovuto restituire perfino la caparra già versata (oltre 3 milioni di euro) all’acquirente, la società di costruzioni Cuma 6, di cui sono azionisti diversi componenti della famiglia Marronaro, uno dei quali (Berardino) è citato da Salvatore Buzzi come “uno dei nostri” nelle intercettazioni dell’inchiesta su Mafia Capitale.