Eurobond: cosa sono, come funzionano, chi li vuole
Per affrontare l'emergenza Coronavirus si torna a parlare dell'ipotesi di emissione di titoli di Stato comuni. Ma non tutti a Bruxelles sono favorevoli
In Europa cresce la consapevolezza che per affrontare un'emergenza straordinaria come quella che il continente intero sta attraversando a causa dell'epidemia del Coronavirus servano strumenti straordinari sia da un punto di vista politico sia da un punto di vista economico e finanziario.
In questo momento è assolutamente prioritario disporre di liquidità sufficiente per finanziare le spese sanitarie, ospedaliere e a sostegno all'ingranaggio economico dei Paesi dell'eurozona.
Tra gli strumenti finanziari a sostegno delle economie nazionali dei quali si discute oggi nel corso della videoconferenza tra i capi di Stato e di Governo dell'UE ci sono anche i cosiddetti Eurobond, ovvero titoli di Stato comunitari garantiti dalla BEI (Banca Europea degli Investimenti) o da altri organi creditizi che non siano la Banca Centrale Europea. Si tratta di obbligazione che essendo "comuni" non appartengono a nessuno stato membro e quindi non vanno chieste in "prestito", ma possono essere messe a disposizione di chi ha bisogno per immettere liquidità nel circuito nazionale.
E' progetto del quale si torna ciclicamente a parlare da anni come strumento potenzialmente risolutivo per aggregare il fabbisogno di finanziamento dei singoli paesi sotto un'unica bandiera, ma la realizzazione di queste ipotetiche obbligazioni comuni non che non è mai stata attuato a causa della storica mancanza di una politica finanziaria comune nell'Unione Europea, indispensabile per far sì che il risanamento del debito implicito nell'emissione di un bond non sia a carico degli stati dalle economie più stabili (nello specifico quella tedesca, olandese e scandinava).
A premere per l'emissione di Eurobond, meglio detti Coronabond, sono soprattutto Italia, Francia e Spagna che hanno firmato una lettera indirizzata al Presidente Charles Michel invocando l'emissione di bond comunitari per 500 miliardi di euro.
«E' necessario – si legge nella nota - lavorare su uno strumento comune di debito emesso da una istituzione europea per raccogliere fondi sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli stati membri, assicurando così finanziamento stabile di lungo termine per le politiche necessarie per contrastare i danni provocati dalla pandemia».
Berlino ha invece ribadito che "si stiano mettendo in piedi già una considerevole serie di misure per contrastare gli effetti economici del Coronavirus a livello europeo". Stanno dalla parte di Italia, Spagna e Francia anche Belgio, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Slovenia.
La stessa presidente BCE Christine Lagarde ha parlato di una possibile emissione di Eurobond una tantum. La numero 1 delle Banca Centrale Europea ha sottolineato che bisognerebbe "pensarci seriamente".
La spesa degli Eurobond dovrebbe avvenire a debito degli Stati nazionali e sarebbe quindi necessario creare una situazione di stabilità dei tassi per supportare al meglio lo sforzo nell'incremento del debito pubblico, stabilità mai come oggi lontana visto quello che sta accadendo a livello comunitario
Come osserva Forbes un secondo aspetto del problema è quello connesso all'utilizzo regionale del bond universale.
"Alcuni paesi – scrive il magazine economico - potrebbero necessitare di un volume di investimenti sproporzionato, il che farebbe essenzialmente ricadere il costo netto del finanziamento su altri paesi. I contribuenti di questi ultimi potrebbero ragionevolmente chiedersi il perché. È quindi necessario un iter politico per arrivare a questa soluzione".
I tempi però stringono e il bisogno di liquidità si fa sempre più impellente e non solo in Italia. La sanità spagnola è al collasso, l'Italia fa sempre più fatica a sostenere il numero di casi di pazienti affetti da Covid-19, la Francia segue a ruota e persino la ferrea Germania inizia a subire i colpi del Coronavirus.
L'Europa è a un bivio: o da questa emergenza esce rafforzata raggiungendo quell'unione che fino a oggi è stata più teorica che reale oppure quando tutto sarà finito bisognerà ricominciare da capo con la consapevolezza del fallimento del concetto stesso di Unione Europea.