Evasione fiscale, in Germania si combatte così
Accordo con la Svizzera e prigione per chi evade per oltre 1 milione di euro
Un brusco risveglio. La Germania, locomotiva economica d’un Continente, l’Europa, che stenta e se va bene ristagna, altrimenti scivola in recessione. La Germania che continua quasi indisturbata a crescere. La Germania che rimbalza, in ogni settore, come esempio, paradigma ideale di come si dovrebbe essere e di cosa si dovrebbe fare. Quindi d’un tratto, anche Berlino scopre di vivere su 215 miliardi di dollari di evasione fiscale, una micro-stima, a cui si devono infatti aggiungere capitali e profitti pari al 18% del pil che, da anni, forse decenni, alloggiano comodi sulle più impensabili piazze finanziarie offshore.
Insomma, all’erario sfuggono ogni anno centinaia di miliardi. E la Germania è un modello. Almeno lo era. La soluzione? S’è percorsa la via d’un accordo con la Svizzera, una sorta di “tu mi dai, io chiudo un occhio”. Non è piaciuta al Parlamento e nonostante fosse caldeggiata a più livelli è stata fatta naufragare non senza una lunga scia di polemiche. Fortunatamente, in soccorso del fisco è arrivata una sentenza della Corte di Giustizia Federale che, dinanzi a un caso di evasione fiscale, ha riconosciuto colpevole l’inquisito tracciando anche un monito e un percorso di prassi per il futuro. In altre parole, le frodi fiscali che comportano perdite per l’erario superiori a 1 milione di euro dalla scorsa estate comportano la prigione.
È una rivoluzione silenziosa ma significativa. Infatti, l’evasione fiscale esce definitivamente dalla categoria dei reati minori, quasi triviali, per fare il suo ingresso, dal portone principale, nel girone della potenziale pena detentiva. In più, quasi per marcare la rottura col passato, fissa anche un tetto minimo, 1 milione di euro, raggiunto il quale il potenziale evasore a giudizio, una volta incassata una sentenza di condanna, termina la sua corsa dietro le sbarre. Berlino, ma chi lo ha detto che gli evasori non sono di casa anche qui?