Il fallimento di FTX è la Lehman Brothers delle criptovalute
La caduta di uno dei giganti della finanza 4.0 rischia dimettere in crisi tutto il sistema cripto che, comunque vada a finire, non sarà più come prima
Quando qualche giorno fa si è sparsa la voce che uno dei principali exchange di criptovalute FTX era sull’orlo della bancarotta, un lungo brivido sulla schiena è corso tra investitori ed operatori del settore. Dopo i fallimenti a catena dei mesi scorsi nel settore crypto, questa nuova tegola rischia di scatenare un effetto domino, in grado di mettere a serio rischio la stessa esistenza dell’intero settore. Alcuni hanno paragonato questo fatto al fallimento di Lehman Brothers nel 2008, che ha scatenato la crisi finanziaria dei mutui subprime.
Nelle ore immediatamente successive alla notizia, Bitcoin ed Ethereum, le due principali criptovalute hanno perso in poche ore, rispettivamente il 15% e il 24% del loro valore, in un mercato che negli ultimi mesi ha visto precipitare le quotazione di quasi tutti i titoli dal 60% al 90% del loro valore. E pensare che solo qualche mese fa l’eccentrico fondatore di Ftx, Sam Bankman-Fried, che con circa 26 miliardi di dollari di patrimonio era entrato nella top 100 di Forbes degli uomini più ricchi del mondo ( anche se in un giorno avrebbe ora perso circa il 96% del suo patrimonio ), si diceva pronto ad acquistare addirittura Goldman Sachs. Nato a Stanford, in California, figlio di due professori di giurisprudenza, si è laureato a pieni voti in fisica e matematica al MIT nel 2014. Da subito ha mostrato interesse nel trading, è entrato quasi per caso nel mondo delle criptovalute come spesso ama raccontare “Sono entrato nel mondo delle criptovalute senza avere alcuna idea di che cosa fosse una criptovaluta”, ricorda. “Mi sembrava semplicemente che ci fossero tanti buoni scambi di fare”.
Alla fine del 2017 ha lanciato Alameda research, una società di trading quantitativo, con circa un milione di dollari preso dai suoi risparmi e da amici e parenti. Nel 2019 lanciò Ftx, vendendo per 70 milioni di dollari una quota a Binance, il più grande exchange di criptovalute al mondo per volume. Insomma sembrava la classica storia americana di successo, ma poi qualcosa evidentemente non ha funzionato e il castello di carta costruito dall'eccentrico baby miliardario è crollato, si è in pratica scoperto che i titoli ( o token) della società dati a garanzia, non valevano più nulla, e che la società Alameda research era insolvente per 7 miliardi di dollari. La conseguenza è stata la corsa degli investitori a ritirare i propri fondi, scatenando il panico e la conseguente inevitabile bancarotta per insolvenza.
A scatenare tutto è stata la decisione di Binance, l’exchange rivale, di liberarsi della sua partecipazione di 500 milioni di dollari nell’azienda, i cui token venivano considerati carta straccia. Ma forse non ha pensato bene a quali sarebbero potuti essere gli effetti. Ed è per questo che poi ha provato a salvare l'exchange proponendo l'acquisto, per poi però battere subito in ritirata, dopo avere analizzato la situazione disastrosa dei conti della società.
D’altra parte Ftx. come molte altre del settore, da tempo, era, da almeno sei mesi, finita nel mirino della Sec, la società di controllo della Borsa americana, che da tempo chiede al governo e al Senato una regolamentazione più precisa su mercati, che hanno raggiunto dimensioni tali da mettere a rischio anche la stessa stabilità finanziaria globale. Ftx tradava sui derivati, anche se non aveva le autorizzazioni per farlo negli Stati Uniti, e per questo aveva messo la sua sede ad Hong Kong e alle Bahamas, come fanno molte aziende di criptovalute, sperando così di sottrarsi ai controlli da parte della autorità regolatorie americane ed europee. Fervente democratico ( avrebbe invitato, con cachet milionari, sia Clinton che Obama ad eventi aziendali in passato), s Il miliardario proprietario di ftx si era anche fatto notare nel 2020 per aver devoluto 4 milioni di dollari alla campagna per le presidenziali. Forse perché in cuor suo forse sperava che la nuova amministrazione potesse avere un atteggiamento più morbido verso il settore crypto. Ma Buden a marzo scorso ha diramato un ordine esecutivo per invitare le autorità preposte a riunirsi e preparare un testo che regolamentasse le criptovalute, anche per evitare problematiche come quelle scatenate dal fallimento di Ftx.
D’altra anche secondo molti esperti, come per esempio Torsten Dueing capo delle piattaforme ETC di HANetf , responsabile di investimenti in materie prime, criptovalute e altri asset alternativi “ Naturalmente, la vicenda coinvolge i principali operatori del mondo delle criptovalute, ma, a nostro avviso, la situazione ha molto più a che fare con bilanci fragili e/o autoreferenziali, basati su nome e reputazione anziché su solide strutture patrimoniali; una dinamica in parte favorita dalla natura non regolamentata dei mercati delle criptovalute, dalla struttura decentralizzata dei suoi attori e dalla mancanza di sicurezza che deriva da leggi e regolamenti a cui è soggetta la maggior parte della finanza”.
Dopo i fallimenti a catena degli ultimi mesi, sembra arrivato il momento di porre un freno alla crescita senza regole di queste aziende che spesso operano ai limiti ed anche oltre della legalità, dando anche ampie possibilità di sfruttare questa situazione per operare reati di riciclaggio, aggiotaggio od evasione fiscale. L'autorità di controllo dei mercati finanziari inglesi, la FSA, lo scorso anno, ha inibito sul suolo britannico l’operatività al primo exchange del mondo, Binance, proprio per la sua mancanza di trasparenza sia nel modus operandi, che nella stessa composizione societaria ( che ha sede alle Isole Cayman).
Adesso questo ennesimo fallimento non potrà che costringere le autorità preposte ad affrontare il tema della regolamentazione. Anche perché esiste una vera e propria bomba ad orologeria che potrebbe sconvolgere i mercati finanziari mondiali, e cioè quella delle cosiddette stable coin, monete virtuali ancorate a valore del dollaro o dell’euro, che sono cresciute a dismisura negli ultimi anni, e rappresentano una sorta di garanzia per tutti i mercati delle criptovalute. Con un piccolo ma non certo trascurabile punto interrogativo, legato alle loro riserve, che dovrebbero garantire il loro capitale con prodotti liquidi. Nei mesi scorsi Tether che con i suoi 65 miliardi di dollari è la più grande, è stata accusata di non avere liquidità a garanzia sufficiente.
Ed è proprio sul preoccupante futuro di tutto il mercato, che ci si interroga con preoccupazione. “Purtroppo questo episodio ha portato a un'ulteriore erosione della fiducia del mercato nelle criptovalute. Da qui in avanti aumenteranno le domande sui bilanci delle stablecoin e di altre controparti di prestito. Sospettiamo che questo renderà il mercato meno liquido e le condizioni di prestito meno favorevoli.” dice ancora Dueing
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