Partite Iva, è boom... di quelle false
Secondo la sociologa del lavoro, Chiara Saraceno, si spiega così la crescita del numero di giovani lavoratori autonomi nel 2012
“Se anche per fare il muratore bisogna mettersi in proprio come lavoratori autonomi, allora scatta immediata l’impressione che siamo di fronte a nuovo boom di false partite Iva”. E’ questo il commento amaro e sconsolato di Chiara Saraceno, autorevole sociologa del lavoro, di fronte ai dati aggiornati sull’apertura di nuove partite Iva nel 2012. Secondo le elaborazioni della Cgia di Mestre su dati del ministero dell’Economia, risulta infatti che l’anno scorso sono state 549mila le nuove partite Iva aperte , il 2,2% in più rispetto al 2011. Ma l’elemento che più salta all’occhio è l’enorme quantità di giovani che avrebbe deciso di mettersi in proprio. Si contano infatti 211.500 nuove partite Iva, pari al 38,5% del totale, ascrivibili a giovani. Andando ancora di più nello specifico si scopre poi che il commercio all’ingrosso e al dettaglio (24,4% del totale), le attività professionali (21,5%) e le costruzioni (9,6%) sono i settori in cui gli under 35 avrebbero realizzato i propri progetti imprenditoriali autonomi.
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Usiamo non a caso il condizionale, perché è proprio di fronte a questi numeri che si manifestano le perplessità della Saraceno. “Se si escludono le attività professionali – ci dice la studiosa – che sono quelle che tipicamente hanno davvero a che fare con il lavoro autonomo, salta all’occhio che commercio ed edilizia non sono settori nei quali al momento ci sia una tale domanda da far immaginare un boom di attività autonome. Ne discende, sempre con la cautela del caso visto che non abbiamo dati certi, che siamo di fronte a lavoratori subordinati a cui viene chiesto impropriamente di aprire una partita Iva”.
In questa ripresa in grande stile di un fenomeno che l’attuale ministro del Lavoro Elsa Fornero aveva cercato di combattere, paradossalmente un ruolo chiave lo giocano proprio alcune delle norme contenute nella nuova riforma del lavoro . “Tra le altre – sottolinea la Saraceno – mi riferisco in particolare alla disciplina dei co.co.pro per i quali sono stati previsti periodi di interruzione dell’attività. In questo senso non solo gli imprenditori, la cui fantasia sappiamo bene essere stata da sempre molto sollecitata da una legislazione in materia a maglie troppo lasche, ma anche gli stessi giovani lavoratori, potrebbero intravvedere la convenienza, o meglio l’illusione di una convenienza, ad aprirsi una partita Iva, pur di evitare periodi di inattività”.
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D’altro canto non si può in parte neanche negare che l’aumento del numero dei lavoratori autonomi possa essere connesso con la crisi attuale. “Sicuramente – nota la Saraceno – ci sono molti giovani che di fronte ad un mercato occupazionale praticamente fermo, decidono di inventarsi in proprio un’attività. Ma il più delle volte lo fanno in maniera sconsiderata. Troppo spesso infatti la classe politica del nostro Paese, di fronte alla carenza di lavoro, ha fatto balenare nei cittadini l’illusione che bastasse mettersi in proprio per risolvere tutti i problemi. Ma non è così, perché oltre alla buona volontà e alle capacità, che indubbiamente tanti giovani possiedono, ci vogliono innanzitutto capitali e poi una domanda adeguata che, al momento purtroppo, risulta quanto mai depressa”.
Al netto comunque delle false partite Iva e dei sogni costruiti sul nulla, resta il dato di fatto di migliaia di giovani che nonostante tutto sembrano volerci provare a costruirsi da soli un proprio futuro professionale. “Si tratta di un atto speranzoso o disperato, a seconda dei casi – conclude la Saraceno - di chi dice, ‘almeno mi metto in proprio e ci provo’”.