I numeri record del mercato delle armi, da miliardi di euro, che vede l'Italia protagonista
Le guerre e la prospettiva della nascita del nuovo esercito europeo sono linfa per un settore che ha fatto segnare nel 2023 il nono aumento del fatturato consecutivo
Oltre 20 miliardi di euro di fatturato e due società italiane nei primi posti nella classifica dei principali produttori di armi al mondo. L’Italia è il sesto Paese mondiale nel settore della difesa (ultimo rapporto Sipri). Il tutto in un quadro che prospetta ulteriori guadagni per l’industria bellica e delle armi in generale. La spesa militare mondiale ha toccato nel 2023 i 2.500 miliardi di dollari (nono aumento consecutivo), le guerre in corso non si fermano (anzi) e pochi giorni fa la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha invitato i 27 Stati membri dell’Unione ad aumentare, nei prossimi cinque anni, gli investimenti in armi.
L’Italia produce armi da sempre. Si tratta di fucili mitragliatori, fucili classici, pistole da difesa personale. Ma anche e sempre più di elicotteri, bombe, siluri, razzi, missili ed accessori. Un mercato da decine di miliardi di euro di fatturato concentrato, guardando al fatturato, in poche aziende. Dominano Leonardo e Fincantieri. Nel 2022 hanno superato i 15miliardi di dollari (pari al 12% del giro d’affari in Europa e il 2,6% di quello mondiale). Insieme rappresentano circa l’80% del fatturato dell’industria militare italiana. Leonardo a livello globale ha 51.391 occupati (2022) distribuiti il 63% in Italia, il 15% nel Regno Unito, il 14% negli Stati Uniti, lo 0,5% in Israele e il 2,5% nel resto del mondo. La parte militare rappresenta ormai l’83% del fatturato dell’azienda. Fincantieri che ha una forte attività nelle navi da crociera, ma negli ultimi due anni la quota che riguarda la produzione di navi da guerra è passata dal 20 al 36% del fatturato totale. Conta 20 mila addetti nel mondo, di cui 10.445 in Italia (52%) e 9.640 all’estero.
E oltre a Leonardo e Fincantieri? Ci sono, per fatturato ed export: Avio Aero, Thales Alenia Space Italia, Avio Space Propulsion, MBDA Italia, Iveco Defence Vehicles, ELT Elettronica, Rheinmetall, Fabbrica d’Armi Pietro Beretta. Unite a Leonardo e Fincantieri rappresentano il 90% del fatturato complessivo in campo militare.
Secondo i dati di The Weapon Watch, Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, negli ultimi sei anni sono state 212 le imprese in italiane che hanno avuto l’autorizzazione a esportare armamenti fatturando 22,5 miliardi di euro nel 2019, 20,1 miliardi di euro nel 2020 e 22,9 miliardi di euro nel 2021.
Un settore che occupa 52mila lavoratori, 30 mila solo nel campo militare (lo 0,8% dell’occupazione nell’industria manifatturiera italiana), secondo la Federazione aziende Italiane per l’aero-spazio, la difesa e la sicurezza – AIAD. Guardando al periodo 2018-2022 (ultimi dati a disposizione) l’Italia ha coperto il 3,8% delle esportazioni di armi a livello mondiale. E il 67% dell’export è indirizzato al Medio Oriente.
La classifica mondiale dei produttori di armi è dominata sempre dagli americani (prima fra tutti Lockheed Martin con 59 miliardi di euro di fatturato, seguita da Raytheon Technologies, Northop Grumman, Boeing e General Dynamics). Poi ci sono Cina e Russia. Ma è italiana la prima azienda europea in classifica. Al tredicesimo posto, con 12,4 miliardi di ricavi c’è infatti Leonardo.
Per trovare un’altra italiana nella top 100 si scende alla 46esima posizione. Lì si trova Fincantieri con 2,5 miliardi di ricavi. E anche la Borsa spinge il settore. Il titolo Leonardo, colosso controllato dallo Stato per il 30%, è cresciuto del 49% negli ultimi sei mesi, solo nell’ultimo mese +13%. In totale, le aziende europee hanno raggiunto i 111 miliardi di euro di ricavi. L’Italia ha sfondato i 20 miliardi di euro.