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Economia

Fatturazione elettronica: perché la Privacy blocca di nuovo il fisco

Il Garante presenta nuovi rilievi e non autorizza l’Agenzia delle entrate a creare banche dati con le nuove e-fatture

Sulla fatturazione elettronica, che dovrebbe partire il prossimo 1 gennaio 2019, nuova puntata nello scontro che vede di fronte Garante della privacy e Agenzia delle entrate.

Dopo i rilievi di qualche tempo fa che mettevano in guardia, nell’ambito della gestione delle nuove e-fatture, sull’uso di una mole troppo grande di dati privati, ora l’Authority guidata da Antonello Soro torna alla carica.

Lo stop questa volta riguarda la possibile costituzione di banche dati delle fatture. Secondo il Garante infatti verranno “memorizzati solo i dati fiscali necessari per i controlli automatizzati”.

Inoltre “l'Agenzia potrà archiviare le fatture solo su richiesta dei contribuenti che avranno necessità di consultarle”. Confermato poi il no alla fatturazione elettronica per le prestazioni sanitarie.

L’Agenzia delle entrate prende atto

Da notare che l’intervento del Garante arriva proprio all’indomani delle rassicurazioni arrivate proprio dall'Agenzia delle entrate. L’Authority sulla privacy prende dunque la palla al balzo e mette nero su bianco tutto quello che non sarà possibile fare con le nuove fatture elettroniche.

Una posizione maturata anche grazie al lavoro di un tavolo di lavoro tecnico, costituito nelle scorse settimane, con l'Agenzia delle entrate e il Mef, per esaminare congiuntamente proprio le criticità rilevate dal Garante e che ha visto coinvolti anche l'Agid, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, il Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro e l'associazione dei produttori di software gestionale e fiscale (AssoSoftware).

I rischi per la privacy

La fatturazione elettronica, così come originariamente prefigurata dall'Agenzia, presentava, secondo il Garante, rilevanti criticità.

L'Agenzia, infatti, oltre a recapitare le fatture ai contribuenti attraverso il sistema di interscambio (Sdi), avrebbe anche archiviato integralmente tutti i file delle fatture elettroniche (2,1 miliardi nel 2017) che contengono di per sé informazioni di dettaglio, anche non rilevanti a fini fiscali.

Queste poossono riguardare beni e servizi acquistati, come le abitudini e le tipologie di consumo, legate alla fornitura di servizi energetici, di telecomunicazione o trasporto (es. regolarità nei pagamenti, pedaggi autostradali, biglietti aerei, pernottamenti), o addirittura l'indicazione puntuale delle prestazioni legali (es. numero procedimento penale) o sanitarie (es. percorso diagnostico neuropsichiatrico infantile).

Le nuove regole

Il nuovo sistema di e-fattura prevede invece che l'Agenzia si limiti a memorizzare solo i dati fiscali necessari per i controlli automatizzati (es., incongruenze tra dati dichiarati e quelli a disposizione dell'Agenzia), con l'esclusione della descrizione del bene o servizio oggetto di fattura.

Il Garante chiede poi per il futuro ulteriori sforzi per implementare la cifratura dei dati (utile soprattutto in caso di utilizzo della pec), per minimizzare i dati da memorizzare. In ogni caso l’attenzione rimarrà alta in vista di una nuova valutazione d'impatto, prevista dalla normativa sulla protezione dei dati, che l'Agenzia dovrà produrre entro il 15 aprile 2019.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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