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ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
Economia

Fca e le emissioni truccate, cosa è successo in Europa

L’Unione ha aperto un’inchiesta sull’Italia accusata di non aver controllato in maniera adeguata i motori della Fiat 500 X

Fca e la sua Fiat 500 X finiscono nel mirino della Commissione europea che ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia colpevole di aver omologato le vetture del modello sopra citato, senza aver effettuato adeguati controlli sulle loro emissioni di gas nocivi. In pratica, il nostro Paese è accusato di aver permesso l’utilizzo di un software che avrebbe alterato, e quindi compromesso, i test che dovevano valutare le reali emissioni di gas NOx, ovvero gli ossidi di azoto e tutte le loro miscele. Si tratta dell’ennesima tegola che si abbatte su Fca che proprio in questi giorni è in apprensione perché anche negli Stati Uniti potrebbe aprirsi un’inchiesta dello stesso tenore che, è bene ricordarlo, nei mesi passati ha già visto la Volkswagen come vittima illustre, costretta a pagare agli automobilisti del’Oltreoceano risarcimenti miliardari.

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Cosa dice l’inchiesta
La precedente citazione della Volkswagen non è casuale, perché l’indagine europea che è stata aperta a carico dell’Italia e indirettamente nei confronti di Fca, nasce proprio da una sollecitazione giunta dalla Germania. Le autorità tedesche infatti avevano rilevato alcune anomalie sulle emissioni delle 500 X e avevano dunque chiesto all’Unione europea di verificare. E a nulla è servito l’intervento diretto del nostro presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che ha cercato in tutti i modi di fermare l’avvio della procedura. Sotto accusa c’è l’utilizzo di alcuni software che, come detto, alterano i risultato dei test sulle emissioni. In realtà, è bene specificarlo, i software in questione non sono vietati, anzi, si tratta di strumenti autorizzati, che però possono essere utilizzati solo per evitare danni al motore o per assicurare l'uso sicuro dell'automobile. Nel caso specifico, l’accusa della Commissione europea all’Italia si concentra proprio sul fatto che i citati software siano stati usati invece per alterare i test selle emissioni nocive della 500 X.

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La difesa di Fca
A prendere le difese del colosso italo-americano dell’automotive è stato il nostro governo chiamato tra l’altro direttamente in causa dalla procedura di infrazione aperta nei confronti del nostro Paese. Secondo il ministro dei Trasporti Graziano Delrio infatti, Fca non solo non ha mai nascosto l’utilizzo dei software in questione, ma da febbraio 2016 aveva avviato volontariamente una campagna di ricalibratura degli stessi software per migliorare le performance delle emissioni. Il tutto ben prima che la Germania avviasse la richiesta all’Ue di una procedura di infrazione. Insomma, si profilerebbe all’orizzonte una sorta di guerra delle emissioni a distanza tra Italia e Germania, con quest’ultima che già ha dovuto subire non solo l’onta dei pesanti risarcimenti di Volkswagen negli Usa, ma in precedenza, anche quella dell’apertura di una procedura di infrazione dell’Unione europea analoga a quella inflitta oggi all’Italia. Con una differenza sostanziale però: come messo in evidenza infatti sempre dal nostro governo, in entrambi i casi la Volkswagen aveva sempre negato del tutto l’utilizzo dei software sulle emissioni, cosa che come detto invece non ha mai fatto Fca.

Le conseguenze per l’Italia
A fronte dell’apertura della procedura di infrazione l’Italia ha ora due mesi di tempo per rispondere e portare a Bruxelles le proprie controdeduzioni. Il rischio, nel caso le violazioni venissero appurate, è che al nostro Paese venga inflitta una pesante sanzione, che non è ancora chiaro come potrebbe poi indirettamente riverberarsi su Fca. C’è stato però purtroppo un danno immediato, ovvero quello di immagine, che come detto lo stesso Gentiloni in persona ha cercato di evitare scongiurando l’apertura della procedura. Ormai però la frittata è fatta e a pagarne le conseguenze è stata subito anche Fca che ha visto il proprio titolo scendere vistosamente nelle contrattazioni di Borsa. Insomma, non è ancora chiaro come si chiuderà la procedura, ma le prime conseguenze, tanto per l’Italia che per Fca, hanno già cominciato a farsi sentire.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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