Economia

Ferrari, perché il vero affare l'hanno fatto gli Agnelli

Exor, con poco sforzo, diventa azionista forte del marchio più conosciuto al mondo. Il precedente della Cnh e il problema Fiat.

John Elkann, presidente del gruppo Fca e di Exor, finanziaria della famiglia Agnelli.(Credits: ImagoEconomica)

La borsa ha accolto bene la decisione dell'amministratore delegato della Fca, Sergio Marchionne, di scorporare e collocare in borsa il 10% della Ferrari. Ieri, all'annuncio, il titolo Fca a New York ha guadagnato più del 10% mentre oggi le prese di beneficio sul titolo stanno orientando la quotazione verso un contenuto ribasso: meno 0,37% (ore 15,15). A Milano, alla stessa ora, il titolo Fca scende dello 0,81%, ma non è questa la notizia, bensì la crescita di Exor che sale di oltre il 3%. Il motivo è noto: la finanziaria della famiglia Agnelli sarà la principale azionista della Ferrari i cui titoli saranno assegnati gratis ai soci di Fca e ai sottoscrittori dell'obbligazione da 2,5 miliardi che la società emetterà l'anno prossimo. Exor, che sottoscriverà il bond per 600 milioni di euro in modo da non perdere la presa sulla società di Maranello, sarà l'azionista principale con circa il 30% del capitale mentre il resto sarà in mano ad altri investitori. Essere azionisti di Exor, in altre parole, significa investire in una società che controlla il marchio più conosciuto al mondo. In tutta la vicenda, infatti, il vero affare l'ha fatto proprio la finanziaria torinese perché con soli 600 milioni diventa proprietaria diretta di un marchio che vale diversi miliardi. Quanti? Le valutazioni sono le più diverse (dalle iniziali dichiarazioni di Marchionne di 5 miliardi si è passati a sostenere che ne valga tra i 7 e i 9). Sarà, comunque, il mercato a stabilirne il valore, al momento dell'Ipo. 

L'ingresso di Exor in Ferrari segue quello del 2012 in Cnh Industrial, la società che produce trattori e macchine movimento terra che venne scorporata dalla Fiat e consegnata proprio nelle mani della famiglia Agnelli. Cnh ha presentato i dati trimestrali che segnalano ricavi in calo a 7,7 miliardi di euro (8,2 nello stesso periodo dell'anno scorso) e utili a 162 milioni di euro. Nel 2012 gli utili Cnh sono stati pari a 921 milioni e 917 nel 2013. Cnh e Ferrari, che dovrebbe chiudere il 2014 con 400 milioni di utili, sono le uniche società "italiane" che continuano a produrre utili e non è un caso che siano state, in tempi, con motivazioni e con modalità diverse "sottratte" alla Fiat e consegnate a Exor. 

Ora però, il problema è proprio Fiat, che resta controllata dalla Fca e ne rappresenta il buco nero. I conti del 2013 dicono, infatti, che se è vero che Fca ha guadagnato complessivamente 1,9 miliardi, è anche vero che è stato merito solo degli utili generati da Chrysler visto che le sole attività della Fiat hanno perso 911 milioni. Significa, in altre parole, che se la Ferrari risolve i problemi di ricapitalizzazione della Fca, lascia (e aggrava) il problema delle attività italiane della Fiat. 

La soluzione? E' quella al quale il governo dovrebbe iniziare a pensare, così come ha fatto nel caso della fabbrica dell'Iveco di Avellino che, dismessa da Cnh, sta per essere acquistata dalla cinese King Long insieme alla società pubblica Finmeccanica.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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