Fine del Quantitative Easing, le cose da sapere
Il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha detto che gli stimoli all’economia termineranno a dicembre. Ecco cosa cambia
Come tutti prevedevano, il 14 giugno Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea (Bce), ha annunciato la fine del Quantitative Easing (Qe), il programma di stimoli all’economia iniziato nella primavera del 2015. Cosa cambierà per l’Eurozona? Ecco, di seguito, alcune cose da sapere per capirlo.
Cos'è il Qe
Quantitative easing è espressione inglese che in italiano, tradotta alla lettera, significa alleggerimento quantitativo. E' una misura con cui la banca centrale ha effettuato degli acquisti programmati di titoli finanziari (in particolare di bond, cioè di obbligazioni) negoziati sul mercato. In questo modo, a intervalli regolari, la Bce ha immesso nel sistema finanziario una massiccia dose di liquidità che è servita appunto per comprare i titoli.
Gli stimoli al capolinea
Dopo aver fatto per lungo tempo acquisti di titoli sul mercato per un valore di 30 miliardi di euro al mese, la Bce ridurrà il quantitativo a 15 miliardi da ottobre sino a fine anno. Poi, a dicembre il Qe terminerà definitivamente.
Gli obiettivi
Lo scopo delle autorità monetarie che effettuano il quantitative easing è sempre (in linea massima) quello di ampliare la quantità di moneta in circolazione, in modo da stimolare l'economia. È ciò che hanno già fatto negli anni scorsi, molto prima della Bce, altre banche centrali extra-europee come la Federal Reserve americana, la Bank of England britannica e la nipponica Bank of Japan. Anche la Banca centrale europea si è mossa nella stessa direzione, seppur in un momento successivo.
Gli effetti sul mercato
Grazie agli acquisti della Bce, la domanda sul mercato di obbligazioni è salita. Di conseguenza, anche i prezzi dei titoli sono cresciuti mentre i loro rendimenti sono calati. Se infatti il valore di un'obbligazione (che dà un interesse prestabilito) è più alto rispetto al passato, chi la acquista oggi porta a casa ovviamente un rendimento netto inferiore, rispetto a quello incassato da chi se l'è messa nel portafoglio in precedenza. Comprando i titoli di stato dell’area euro, la Bce ha fatto dunque scendere i loro rendimenti e consentito ai paesi dei Eurolandia, Italia compresa, di pagare un po' meno interessi per finanziare il proprio debito pubblico.
Le conseguenze per l'economia
Oltre a dare beneficio ai conti pubblici dei governi, che hanno avuto un po’ un po' più di risorse a disposizione per sostenere la crescita economica, il quantitative easing ha avuto effetti positivi anche sul sistema bancario. La banca centrale ha comprato i titoli di stato anche e soprattutto dagli istituti di credito del Vecchio Continente, che hanno le casse piene di bond governativi. Con i soldi ricevuti da Francoforte, le banche sono state stimolate stimolate ad allargare i prestiti concessi alle famiglie e alle imprese.
Borse con vento in poppa
Il Qe ha avuto effetti positivi anche sulle borse. Con la discesa dei rendimenti delle obbligazioni, infatti, i risparmi delle famiglie si sono spostati su asset più rischiosi come le azioni. Inoltre, avendo un po' più soldi a disposizione grazie al rivalutarsi delle loro attività finanziarie, i consumatori sono stati spinti a spendere un po' di più, allontanando così il rischio di una deflazione generata dalla crisi. Oggi l’inflazione in Europa è ancora sotto l’obiettivo del 2% ma è molto vicina a questo livello (1,7% nel 2018).
Tassi fermi
Anche se il Qe terminerà a dicembre, la Banca centrale europea terrà fermi i tassi fino all’estate del 2019 e continuerà in qualche modo a intervenire sul mercato in caso di necessità.
Per saperne di più:
- Come cambia il quantitative easing della Bce
- Perché Mario Draghi ha salvato l'euro
- Mario Draghi: "Viva l'Euro"