È davvero finita la crisi dell’euro?
Lo spread tornerà a salire se il nuovo governo non scardinerà rendite e privilegi
Nonostante l’inizio di una campagna elettorale che potrebbe rendere fragili i mercati, per il momento gli spread sui titoli di Stato italiani sembrano calmierati: in gran parte questo è dovuto alle misure temporanee che negli Stati Uniti hanno evitato l’aumento di tasse e la riduzione di spese prevista per contenere il debito. L’abbassamento del costo del debito pubblico sarebbe un’eccellente occasione da sfruttare per proseguire le riforme per la crescita, ma è improbabile che la calma dei mercati durerà a lungo. I problemi di fondo rimangono: il debito italiano rimane tra i più alti del mondo e gli spazi di manovra per una sua riduzione sono inesistenti.
La tassazione sui redditi è fra le più alte e quella sui patrimoni ha raggiunto livelli di guardia. Si taglia sulla sanità e la scuola, ma nessuna azione contro gli sprechi della politica e della burocrazia di cui ci arrivano notizie giornalmente. L’occasione persa dal governo dei tecnici di fare riforme che liberalizzino i mercati scardinando rendite e privilegi rende improbabile che la ripresa sia sufficiente per garantire entrate fiscali che consentano di ridurre il debito. E purtroppo nessuna idea concreta si profila all’orizzonte.