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Economia

Fisco in Europa: ecco come potrebbero essere tassate le multinazionali

La Commissione Ue vorrebbe uniformare i criteri con cui si definiscono le aliquote da applicare alle grandi imprese

È un vero e proprio giro di vite quello a cui sta pensando la Commissione europea in tema di tassazione delle multinazionali straniere, in particolare americane, attive nel Vecchio Continente. Il caso Apple in Irlanda sembra infatti aver riportato di stringente attualità le agevolazioni, in alcuni casi decisamente straordinarie, di cui hanno goduto e godono in Europa soprattutto i grandi colossi statunitensi. Tutto frutto di legislazioni fiscali non solo diverse ma anche concorrenti, il cui scopo, in questi anni, è stato proprio quello di conquistare le attenzioni delle multinazionali affinché fissassero la propria sede legale in uno dei Paesi dell’Unione.

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Da qui il fisco decisamente leggero di realtà come Inghilterra e Olanda, per non parlare dei casi più clamorosi di Lussemburgo e Irlanda, con quest’ultima salita sul banco degli imputati per avere concesso ad Apple, come già ricordato, un’imposta sugli utili pari allo 0,005%, una quota talmente risibile da far scattare subito l’accusa da parte della Commissione Ue di aver in pratica concesso degli aiuti di Stato al colosso di Cupertino. È tempo dunque di correre ai ripari, e per farlo è stata rispolverata una proposta, emersa nel dibattito europeo già qualche mese fa, e che ruota intorno al cosiddetto Common consolidated corporate tax base o Ccctb. In pratica si tratta di un progetto di legge che mira a rendere più equo e uniforme il rapporto fiscale tra Paesi Ue e multinazionali, agendo su due fronti.

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Da una parte si va innanzitutto a stabilire in maniera standard e valida per tutti cosa debba considerarsi reddito tassabile per un’azienda. Su questo tema infatti sono non pochi i Paesi Ue che giocano, consentendo esenzioni che altri negano. Ad esempio c’è chi elimina dal calcolo degli oneri da tassare i proventi destinati ai dividendi. Oppure c’è chi ancora non considera i valori finanziari di marchi e brevetti. Tutti escamotage che in ultima analisi permettono alle varie multinazionali di godere di agevolazioni fiscali decisamente appetibili. Dunque un primo passo, come detto, sarà proprio quello di definire in maniera coerente e unitaria quali saranno le variabili che definiscono il reddito imponibile per una qualsiasi multinazionale che vorrà fissare in un Paese europeo la propria sede legale.

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In secondo luogo poi, si provvederà anche a determinare un’aliquota fiscale unica valida per tutti i Paesi dell’Unione, da applicare proprio nei confronti dei colossi stranieri, in particolare statunitensi. In questo modo, nelle intenzioni della Commissione Ue, si dovrebbero andare ad abbattere quei privilegi che attualmente rendono preferibili alcuni Paesi rispetto ad altri quando si tratta di stabilire la propria sede fiscale in Europa. Dovranno diventare dunque altre le attrattive e le convenienze da prendere in considerazione dalle multinazionali, visto che quella fiscale diventerà omogenea e uguale in tutta l’Unione. Il progetto appare ambizioso, ma in questo momento le feroci polemiche innescate dal più volte citato caso Apple, pare stiano rendendo quando mai favorevoli le condizioni politiche per l’approvazione del Ccctb. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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