Carcere per gli evasori: una legge c'è già, ma non si applica
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Economia

Carcere per gli evasori: una legge c'è già, ma non si applica

L'attuale ordinamento prevede già il carcere per i grandi evasori, peccato che i fascicoli restino in tribunale troppo a lungo

La legge c'è, ma non si applica. Le seppur "lodevoli" intenzioni dell'esecutivo giallo-rosso di condurre una lotta senza quartire all'evasione fiscale in Italia rischiano di finire in un nulla di fatto se a modificarsi non sono i tempi della giustizia

Risulta inutile, infatti, abbassare la soglia di punibilità penale per chi evade il Fisco facendo tremare la gambe a piccoli commercianti, autonomi e ditte a gestione famigliare se prima non mi applica una legge che c'è già e che promette di mandare in prigione i grandi evasori, il vero male di cui il nostro Paese soffre.

Cosa dice la legge

La norma è la D.lgs. 74 del 2000, modificata dal D.l. 138 del 2011 e ulteriormente ritoccata dal D.lgs. n. 158/2015 atta a reprimere i reati tributari.

Il sistema vigente prevede la reclusione fino a sei anni con confisca di beni pagati con denaro la cui provenienza non è nota e provabile. Il tetto per passare da reato amministrativo a penale dipende dall'entità dell'evasione e viene valutata caso per caso in relazione al danno causato all'erario.

Uno dei casi tipo chefa giurisprudenza è quello dichiarazione infedele (non fraudolenta, ma con dolo).

Se l'imposta evasa supera i 150.000 euro e se i redditi non dichiarati superano il 10% del totale o in ogni caso la soglia dei 3 milioni di euro scatta il carcere da uno a tre anni.

Previsto il carcere anche per omessa dichiarazione, omesso versamento Iva, emissione di fatture false, distruzione di documenti fiscali con pene che vanno dai 18 mesi ai sei anni. 

Si va nel penale. quindi, per le omissioni di pagamento o le violazioni relative alle imposte sui redditi (Irpef, Ires) e Iva.

Dove s'inceppa il sistema

Il sistema, però, s'inceppa perché per arrivare alla sentenza tributaria definitiva ci vogliono circa 4 anni, un tempo sufficiente per far sì che la stragrande maggioranza dei reati di questo tipo cada in prescrizione. 

Dati alla mano Istat ha reso noto che ogni anno più o meno 3.000 italiani ricevono condanne penali per reati fiscali, ma solo pochissimi finiscono in carcere.

Al momento nelle nostre prigioni sono detenute circa 70.000 persone delle quali solo 200 condannate a causa dei guai col Fisco.

Eppure, riporta Istat, solo nel 2017 su 207.000 casi passati a sentenza definitiva 3.222 riguardavano reati tributati.

Ma se in prigione ci sono solo 200 persone, gli altri dove sono? Liberi. Perché la stragrande maggioranza degli evasori era stata condannata a periodi detentivi che oscillavano tra i 4 e i 6 mesi di reclusione e quindi ora che la sentenza è arrivata il periodo è già stato assolto.

Nel 2014 quasi 15mila casi di evasione fiscale sono stati archiviati e nello stesso anno ne sono stati aperti quasi 23mila mentre a sentenza definitiva sono arrivati solo 3.000 casi.

Di Maio: "No alla guerra tra poveri"

E sta tutto lì il gap da risolvere per poter iniziare a condurre una lotta logica contro l'evasione fiscale. La mancata applicazione della legge, infatti, non fa che favorire i furbetti consapevoli di poter evitare le meritate pene confidando nella lentezza della legge.

Il proclama social del Ministro Luigi Di Maioche ha detto: "Una cosa non posso accettare: che lo Stato faccia il debole con i forti e il forte con i deboli" è sacrosanto, ma il Governo invece che aumentare le pene (fino a 8 anni di carcere) e abbassare il tetto sopra il quale si entra nel penale penalizzando i piccoli contribuenti che fanno carte false per sopravvivere dovrebbe verificare che la legge che già esiste venga applicata in tempi rapidi e in maniera efficace. 

Sempre il leader pentastellato ha aggiunto: "Non possiamo pensare che il simbolo dell'evasione sia, come si sta dicendo in questi giorni da alcuni media, l'elettricista, l'idraulico o il tassista. Io non ci sto a scatenare la guerra tra poveri.

L'Italia ha decine di miliardi di euro di evasione perchè ci sono stati soggetti che hanno portato anche milioni di euro fuori dai nostri confini e li hanno fatti rientrare con scudi fiscali al 5%. Dobbiamo introdurre strumenti che blocchino la grande evasione".

Cosa succede nel mondo

Negli Stati Uniti, per esempio, esistono carceri riservate a chi evade in fisco e ogni anno circa 3.000 persone finiscono in penitenziario dopo un processo che al massimo dura 12 mesi.

La condanna varia tra i 2 e i 3 anni, ma viene eseguita all'istante.

In Spagna, al contrario, non è previsto il carcere per chi non paga le tasse se ha la fedina penale pulita ed è la prima volta che viene pizzicato, ma il contribuente beccato a frodare l'agenzia tributaria dovrà pagare ammende molto pesanti fino all'ultimo centesimo.

In Germania, all'estremo opposto, l'evasione fiscale è considerato un reato penale anche se si sottrae un solo euro al fisco. L’ordinamento teutonico prevede sanzioni pecuniarie per gli evasori e il carcere da 1 a 5 anni, che può arrivare ai 10 anni nei casi più gravi.

Infine in Francia l'erario non può perseguire un contribuente se il maggiore reddito accertato non eccede il 10% del reddito tassabile dichiarato o una somma minima di 153 euro. L'ordinamento transalpino prevede poi fino a 5 anni di carcere per i reati più gravi e multe fino a 500 mila euro.


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Barbara Massaro