Flat tax, cos’è e come funziona
Si tratta di un modello di tassazione con aliquota unica rilanciato in queste ore dal programma elettorale della coalizione di centrodestra
La flat tax non rappresenta di certo una novità nel dibattito politico del nostro Paese, ma a riportarla agli onori della cronaca in questi giorni è stata la scelta della coalizione di centrodestra, che vede insieme Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, di rilanciarla nel proprio programma elettorale in vista delle prossime elezioni nazionali.
Un’occasione dunque più che valida per spiegare nel dettaglio come funziona questo meccanismo tributario e quali vantaggi e svantaggi sarebbero ad esso connessi.
Aliquota unica
Il concetto fondamentale della flat tax è quello dell’imposizione di un aliquota unica per tutti i redditi. Addio dunque agli attuali scaglioni dell’Irpef, che lascerebbero il posto, come detto, ad un'unica aliquota, generando un meccanismo che, nelle intenzioni della coalizione di centrodestra, dovrebbe andare a sostituire anche l’attuale Ires. Dunque un nuovo modello fiscale che interesserebbe tanto i privati cittadini che le aziende.
Percentuali da stabilire
Attualmente non è stata ancora definita dagli alleati di centrodestra quale dovrebbe essere la percentuale fissata per la nuova aliquota unica della flat tax. Tempo fa Matteo Salvini, leader della Lega, aveva sostenuto un valore pari al 15%, considerato da molti effettivamente troppo basso.
In Forza Italia, la discussione è concentrata invece su cifre che andrebbero dal 15 al 20%, con qualcuno che invece prevede un 25%. Si badi bene che si tratta di differenze sostanziali, visto che a pochi valori percentuali, potrebbero corrispondere variazioni di gettito fiscale dell’ordine di decine di miliardi di euro.
No tax area ed esenzioni
L’applicazione di un meccanismo con aliquota unica, va da sé che porterebbe come conseguenza più immediata l’abolizione di qualsiasi forma di esenzione fiscale. Una circostanza che i fautori della flat tax vedono però come elemento positivo, visto che porterebbe ad una enorme semplificazione dell’attuale modello fiscale, caratterizzato proprio da una pletora di esenzioni e detrazioni.
Allo stesso tempo però, soprattutto per tutelare i redditi più bassi, ci sarebbe l’introduzione di una no tax area, ovvero di una soglia minimo di reddito che verrebbe esclusa dalla tassazione. Anche su questo punto non c’è ancora chiarezza circa il limite da individuare, ma si parla di un valore che potrebbe essere fissato intorno ai 13mila euro.
Dubbi costituzionali
Sulla possibile introduzione di una flat tax nel nostro Paese bisogna ricordare che potrebbe esistere però una pregiudiziale di carattere costituzionale. All’articolo 53 infatti, la nostra Carta stabilisce che ogni cittadino dovrebbe contribuire in maniera progressiva e proporzionale al proprio reddito, al pagamento delle imposte.
È evidente però che il modello della flat tax, elimina proprio questa progressività. Bisognerà dunque vedere, nel caso fosse realmente introdotta, se qualcuno vorrà sollevare eccezioni proprio di carattere costituzionale.
Vantaggi e svantaggi
Come qualsiasi scelta di carattere politico, e in particolare in ambito fiscale, anche la flat tax porta con sé possibili vantaggi e svantaggi. Nella prima categoria vanno certamente annoverati il fatto che i cittadini pagherebbero meno tasse rispetto ad adesso, che le imprese sarebbero più motivate ad investire per creare lavoro e ricchezza, che i contribuenti potrebbero fare da soli la propria dichiarazione dei redditi che risulterebbe enormemente semplificata, e che si potrebbe contare su una riduzione dell'evasione fiscale e dell'elusione.
Tra gli svantaggi dovremmo invece considerare il minor gettito fiscale da parte dello Stato che potrebbe tradursi nel breve in un taglio della spesa pubblica, la perdita, come accennato, di tutte le detrazioni legate ad esempio al numero dei figli, alle spese mediche o alle ristrutturazioni, senza considerare inoltre il fatto che la flat tax viene da più parti accusata di essere un sistema che favorirebbe i cittadini più ricchi a discapito di quelli più poveri.
Esempi reali
A livello mondiale solo qualche decina di Paesi ha deciso di utilizzare il modello della flat tax. Fa scalpore però rilevare che una fetta consistente di questi è rappresentati da ex Stati del blocco sovietico, dunque realtà geograficamente molto vicine a noi. E allora abbiamo l’Estonia con una flat tax attiva dagli Anni Novanta con aliquota al 24%, la Lettonia con aliquota al 25%, la Lituania al 33%, la Russia che dal 2011 ha applicato un’aliquota addirittura del 13%, l’Ucraina con una percentuale anch’essa al 13% aumentata però l’anno scorso al 15%.
E ancora la Slovacchia che ha avuto un’aliquota al 19% e che poi nel 2013 ha deciso di abolire la flat tax dopo aver ridotto il debito pubblico e la disoccupazione, la Romania che dal 2005 applica un’aliquota unica al 16%, la Macedonia che dal 2007 ha una flat tax al 2%, l’Albania dal 2008 con aliquota al 10%, la Bulgaria, sempre dal 2008 al 10% e la Repubblica Ceca con una percentuale fissata al 23%.
Per saperne di più
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