Flat tax, ecco per chi potrebbe partire da subito
Secondo il viceministro dell’Economia Garavaglia, in una prima fase, a beneficiare degli sconti sarebbero 1,5 milioni di piccole partite Iva
La flat tax resta tra le priorità del governo al punto tale che una prima sua versione, molto light, potrebbe scattare già a partire dal prossimo agosto. L’annuncio è stata fatto dal viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia, che ha individuato una prima categoria di contribuenti che potrebbe fungere da apripista nel processo di applicazione della flat tax: quella delle piccole partite Iva.
L’idea è quella di procedere con un percorso graduale, che preveda dunque forme di agevolazione fiscale dapprima sulle citate partite Iva più piccole appunto per poi passare alle altre e al capitolo più impegnativo delle imprese.
Il programma di Garavaglia è molto esplicito in questo senso: “Dovremmo renderle fiscalmente appetibili – ha detto il viceministro - e puntare a un vero e proprio boom delle partite Iva, con una forfetizzazione fiscale". Ma a quali misure pensa in pratica l’esponente di governo della Lega, a chi si rivolgerebbero e quanto costerebbero alle casse dello Stato?
Aliquota al 15%
Il primo passo per l’introduzione graduale della flat tax, prevederebbe nelle intenzioni di Garavaglia di applicare un’aliquota unica del 15% a tutte quelle partite Iva che già attualmente godono di una serie di agevolazioni fiscali grazie a regimi semplificati.
Stiamo parlando di quelle che hanno potuto aderire al regime dei minimi e di quelle che, avendo un reddito complessivo contenuto, hanno potuto optare per la forfetizzazione delle imposte.
Stiamo parlando di una platea complessiva di circa un milione di contribuenti, che però, attraverso un innalzamento dei limiti massimi di reddito, potrebbe anche arrivare a 1,5 milioni di partite Iva. Una platea quanto mai significativa per partire con una sorta di esperimento che possa far capire se effettivamente la strada di una flat tax può funzionare o meno.
Una questione di coperture
Tutto bene dunque? Neanche per sogno visto che l’ingombrante problema delle coperture finanziarie di questo primo “esperimento” sono ancora tutte da definire. Non sono state infatti ancora realizzate stime specifiche e selettive che quantifichino lo sforzo finanziario da mettere sul piatto.
In generale si sa che l’introduzione per tutti i contribuenti, siano essi privati o aziende, della flat tax potrebbe costare tra i 50 e i 60 miliardi di euro. Altri elementi significativi riguardano poi misure di taglio delle imposte, solo per le imprese però, messe in campo negli anni passati e che possono darci un’idea della quantità di risorse economiche da tenere in conto.
Ad esempio per il taglio dell'Ires dal 27,5% al 24% deciso dal governo Renzi sono stati necessari circa 3 miliardi. La nascita dell'Iri, sempre al 24%, per le Pmi ha comportato invece coperture per altri 2 miliardi. Dunque, l’introduzione graduale di una flat tax per le imprese che contempli un primo passaggio dal 24% attuale al 20% non potrebbe costare, a spanne, meno di 5 miliardi.
Insomma, la voglia di puntare sulla flat tax c’è, ma il sentiero finanziario lungo cui ci si dovrà incamminare è molto stretto e servirà dunque grande oculatezza nella gestione dei conti, con le minacciose ombre di deficit e debito pubblico sempre incombenti.