Gruppo Gavio: meno mattone e più mare
L'azienda cambia pelle e investe nei porti a Civitavecchia e a Taranto
Il gruppo Gavio cambia pelle. L’azienda piemontese archivia la sconfitta nella battaglia per l’Impregilo e l’abbandono della tolda di comando di Bruno Binasco, storico top manager del gruppo, varando una nuova struttura societaria e concentrandosi sul promettente business dei porti. Gavio ha deciso di investire fra Civitavecchia, Genova, Vado, Trieste e Taranto una buona parte delle riserve finanziarie guadagnate aderendo all’opa che ha consegnato l’Impregilo a Pietro Salini. In tutto saranno spesi circa 500 milioni di euro e una gran parte finiranno sui moli di Civitavecchia e Taranto. Nel porto laziale sono al via due progetti: verrà costruita la banchina per lo sbarco di merci solide e il terminal per lo stoccaggio e insieme partiranno i lavori per ospitare i giganti del mare che possono trasportare oltre 12 mila container e hanno bisogno di fondali superiori ai 10 metri.
A Taranto il gruppo piemontese progetterà e realizzerà la futura piastra logistica: oltre 190 mila metri quadrati di magazzini, spazi per autovetture, scarico dei treni e relativi servizi. Altri interventi sono previsti a Trieste e nei porti liguri con un occhio di riguardo per Vado Ligure. In cantiere ci sono anche la conferma della collaborazione con la Maersk e la stipula di accordi con la Contship, multinazionali dei trasporti marittimi.
L’obiettivo di Marcello Gavio, il nipote del fondatore del gruppo che si occupa di porti e logistica, è di lasciar crescere il settore fino a farlo diventare importante come il core business delle concessioni autostradali.
E proprio per diventare un’azienda sempre meno dipendente dai pedaggi autostradali il gruppo Gavio ha deciso di dare vita a una profonda riorganizzazione. Binasco, che ha abbandonato ogni carica operativa, non avrà un successore. Beniamino Gavio, azionista di maggioranza, ha deciso di creare quattro business unit: autostrade, finanza e strategia, porti e logistica e costruzioni. La Argos, società attraverso la quale Binasco governava tutte le società del gruppo, è stata fusa nell’Aurelia, finanziaria-cassaforte dei quattro cugini Gavio. Una rivoluzione che sembra ispirarsi al modello societario dei Benetton, gli altri signori delle autostrade italiane.