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Daniel Munoz/Getty Images
Economia

Giovani e ricchezza, perché i redditi non crescono

La disponibilità economica degli under 30 è cresciuta solo in Australia. Stabile la Germania. Male Italia, Stati Uniti, Spagna e Regno Unito

I dati a disposizione non sempre sono completi, ma il quotidiano britannico The Guardian è riuscito a mettere a confronto i redditi di vari gruppi anagrafici all'interno di sette Paesi occidentali (Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Francia, Canada, Germania, Australia e Italia). Il risultato dell'analisi è abbastanza impietoso. I più giovani, infatti, stanno subendo i contraccolpi di tre decenni di redistribuzione delle ricchezze in una maniera che non ha precedenti nella storia recente. In tutti i Paesi presi in considerazione, con la sola eccezione dell'Australia, il reddito a disposizione di chi ha un'età compresa fra 25 e 29 anni è sceso, mentre il risultato è di segno diametralmente opposto per chi ha più di sessant'anni. In altre parole, si è assistito a un trasferimento di ricchezze intergenerazionale di proporzioni storiche. Vediamo qualche esempio.

Regno Unito, un paradiso per gli anziani

Il Regno Unito è il Paese dove la forbice tra giovani e anziani si è allargata di più. Tra il 1979 e il 2010, il reddito dei ventenni è rimasto relativamente stabile (registrando solo un modesto calo del 2%), ma quello degli ultrasessantenni è cresciuto enormemente. Per chi ha tra 65 e 69 anni, l'incremento è stato del 62%, per chi ne ha più di 70, addirittura del 66%.

La stabilità tedesca

Stato sociale solido, crescita economica e politiche di perequazione: la ricetta che ha permesso alla Germania di sfuggire in qualche modo al fenomeno. I redditi dei giovani sono calati di un modesto 5%, ma quelli degli anziani non sono cresciuti più di tanto: +5% per la fascia 65-69 anni, +9% per quella 70-75.

L'isola felice australiana

L'unico Paese dove i giovani hanno registrato un aumento di ricchezza rispetto ai loro coetanei di trent'anni fa è l'Australia. Down Under, il fenomeno è anzi ribaltato rispetto alle altre economie occidentali: i giovani di oggi guadagnano addirittura il 27% in più dei giovani degli anni Ottanta. Allo stesso tempo, è cresciuto anche il reddito dei più anziani, anche se in maniera contenuta (+14% per la fascia 65-69 anni, +2% per gli over-70). 

Italia: non è un paese per giovani

Nel nostro Paese la situazione non è affatto rosea per i giovani. Il decremento nel reddito disponibile rispetto ai loro coetanei vissuti trent'anni prima è addirittura del 19%, il dato peggiore in assoluto fra le economie prese in considerazione. Ci sono però buoni motivi per sperare in un futuro migliore: i dati parlano di una forbice molto più ampia solamente un paio di anni fa e i redditi sono adesso in decisa risalita – anche se per recuperare il terreno perduto ci vorrà ancora tempo.

Prospettive grigie in Spagna e Stati Uniti

Il dato spagnolo per i giovani è migliore di quello italiano: -12% contro il nostro -19%. Tuttavia, se si guarda con più attenzione, si scopre che in prospettiva le cose potrebbero anche andare peggio. Mentre i redditi dei più giovani in Italia sono in risalita tendenziale, lo stesso non vale per i loro pari età iberici. Anche negli Stati Uniti le cose vanno male: i redditi degli under trenta non si sono mossi dagli standard degli anni Ottanta e i millennials, spesso, stanno peggio dei pensionati. 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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