L'FMI rivede la crescita globale al ribasso. Colpa delle tensioni internazionali
Dati meno brillanti del previsto per ragioni che nulla hanno a che fare con le scelte economiche del governo
“L’economia globale sta zoppicando, non sprintando”. Bisogna partire da questa immagine, usata dal direttore della Ricerca economica del FMI Pierre Olivier Gourinchas, per capire che il taglio delle stime di crescita del Pil italiano fatto dal Fondo non è un problema italiano. È una frenata dell'economia globale e in particolare di quella europea, della quale siamo parte. Covid, guerra in Ucraina, crisi energetica, inflazione galoppante e ora la guerra tra Hamas e Israele (“che aggiunge instabilità” come ha detto il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti in audizione al Parlamento sulla Nadef). Si zoppica tutti e per decine di ragioni non legate alle strategie economiche del governo.
Nel World Economic Outlook presentato a Marrakech il Fondo Monetario Internazionale prevede una crescita dello 0,7%, con un taglio di 0,4 rispetto alle previsioni di luglio (che erano state invece corrette al rialzo). Per il 2024 è previsto + 0,7% per il nostro Paese, con una limatura di 0,2 rispetto alle precedenti stime. Ma frena la crescita economica globale. Il Pil nel 2023 passerà al 3% (era al 3,5% nel 2022) per scendere poi al 2,9% nel 2024. A essere colpiti sono maggiormente i paesi sviluppati, a eccezione degli Stati Uniti dove le stime sono al rialzo (+2,1 del Pil quest'anno e +1,5% nel 2024). Brusco rallentamento invece per la Cina, spinto dalla crisi immobiliare e male l’eurozona. Il Fmi ha limato le previsioni dello 0,2% allo 0,7% nel 2023 e dello 0,3% all’1,2% per il 2024. Recessione per la Germaniadove si prevede -0,5% quest’anno, con una ripresa al ritmo dello 0,9% il prossimo anno.
Il FMI ha spiegato che l’Italia sta scontando un indebolimento "del settore industriale" (i dati Istat di oggi lo certificano -4,2% sull’anno, +0.2% sul mese) e un calo "negli investimenti dell'edilizia". Pesa anche il peggioramento delle condizioni di finanziamento provocato dalla stretta monetaria della Bce. Chiara la posizione del governo. “Il rallentamento dell’economia globale coinvolge l’Italia e la crisi in Medio Oriente aggiunge instabilità”, ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione in Parlamento sulla Nadef. “La prospettiva è che già nella seconda parte dell’anno sia possibile riprendere con gradualità un percorso di crescita, anche se resta da valutare l’impatto dei più recenti avvenimenti”, ha concluso sottolineando l’importanza di un ferreo controllo della spesa.
I numeri, stime e stime riviste, oggi e da mesi ci fotografano un’economia globale che non corre come ci si aspettava (o meglio si sperava), ma che non si arena. E l’Italia non fa eccezione (ieri è arrivata anche la terza rata del PNRR, che male non fa). Difficile pensare a boom economici per un sistema che nel giro di una manciata di anni ha dovuto affrontare un viaggio ad ostacoli. Sotto i colpi del Covid, della guerra in Ucraina, dell’impennata dell’inflazione, della frammentazione dell’economia, della stretta monetaria antinflazione, del ritiro degli aiuti pubblici e degli eventi climatici estremi. E ora la guerra in Medio Oriente. E in tutto questo va ricordato che chi come noi (Italia/Europa) è un posto al Mondo con un “brutto rapporto” con le materie prime, ovviamente soffre più di altri. Quindi non si sprinta, ma si zoppica.