I mercati su cui scommettere nel 2017
Il prossimo anno non dovrebbe essere diverso dal 2016: fari puntati sulla politica economica di Trump, Fed ed elezioni in Europa
Lo scenario di molte banche di investimento e gestori di patrimoni vede i prossimi tre anni probabilmente simili agli ultimi tre e caratterizzati da bassa crescita, tassi ridotti e Fed meno accomodante. E per molti aspetti il 2017 non dovrebbe essere diverso dal 2016 per gli investitori. In linea generale, vale la regola del chi "non risica non rosica": a seguito dei bassi rendimenti di mercato, soprattutto sull’obbligazionario, gli investitori che non assumeranno rischi non potranno ottenere risultati soddisfacenti. La politica, come fattore esterno ai mercati, continuerà a dominare la scena, soprattutto in Europa tra le trattative per la Brexit e importanti elezioni in Francia e Germania. Ecco le view di alcune delle principali banche di investimento e gestori di patrimoni.
Il cambio di prospettiva
Scordatevi le performance viste negli ultimi 10 anni. Dall’inizio del 2009, infatti, l’indice S&P 500 (il principale di Wall Street, ndr) è salito del 292% in termini di rendimento totale, mentre il rendimento totale annuo medio di un portafoglio costituito da azioni e obbligazioni globali al 50/50 è stato del 7,6% (5,1% tra il 1998 e il 2008), nonostante l’economia globale abbia espresso una performance più debole. I prossimi anni saranno ancora così? "Questa è la domanda che investitori ed elettori si sono posti nel 2016. E ora ora che questo anno turbolento si sta per concludere, possiamo vedere che la risposta in entrambi i casi è stata no" spiega Stephanie Flanders, chief market strategist di JP Morgan Asset Management, gestore patrimoniale della banca d’affari americana. "La performance di lungo periodo del passato, che molti investitori sperano di rivedere ancora, sembra essere esattamente questo: qualcosa che appartiene al passato" aggiunge Neil Dwane, global strategist di AllianzGI, il gestore patrimoniale del colosso assicurativo tedesco.
Azioni
A Wall Street gli esperti del colosso finanziario americano State Street privilegiano i titoli finanziari spinti dall’aumento dei tassi di interesse da parte della Fed, che dovrebbe costituire un vantaggio per il settore. Dello stesso avviso è il gestore patrimoniale numero uno al mondo, BlackRock (oltre 5.000 miliardi di dollari in gestione), secondo cui le aspettative di reflazione globale - la moderata inflazione che accompagna una fase espansiva - stanno guidando una rotazione all’interno del segmento azionario americano dai titoli azionari difensivi come le utilities verso i finanziari i titoli finanziari.
I rendimenti più ricchi continueranno comunque a trovarsi nei mercati emergenti (cresceranno di circa il 6% nel 2017 secondo State Street), ma in queste aree, avvertono i gestori, la prudenza è d'obbligo e la parola d'ordine è selettività. Nel Vecchio Continente le preferenze degli investitori sono passate dai titoli "growth" (aziende ad alta crescita e redditività) che hanno sovraperformato negli ultimi anni, ai titoli "value" (di aziende operanti in settori maturi e solidi). Per il fondo di investimento britannico Schroders lo scenario politico nel 2017 dovrebbe provocare ulteriore volatilità e quindi anche opportunità di investimento. Le preferenza vanno a settori come rinnovabili, energie alternative e beni di lusso.
Obbligazioni
Nello scenario attuale il mercato obbligazionario mostra caratteristiche analoghe a quelle di una bolla: migliaia di miliardi di obbligazioni presentano rendimenti in territorio profondamente negativo e, di conseguenza, in equilibrio precario. "L'elezione di Donald Trump potrebbe essere il fattore scatenante dello scoppio della bolla" avverte Mark Burgess, esperto del fondo Columbia Threadneedle, che però aggiunge: "La Fed continuerà ad alzare i tassi e un maggiore interventismo potrebbe essere sufficiente per mettere in moto gli ingranaggi e indurre un'inversione di tendenza dei mercati".
Leggermente più ottimista è Stefan Kreuzkamp, direttore investimenti di Deutsche Asset Management, il gestore patrimoniale della tedesca Deutsche Bank. "I rendimenti dei titoli decennali del Tesoro USA dalle elezioni hanno guadagnato più di 60 punti base, adesso sono vicini al 2,5%. Sia le aspettative di inflazione che quelle di crescita sono cresciute ad una velocità spaventosa per gli obbligazionisti, ma non ci aspettiamo un sell off (forte vendita, ndr). Il periodo felice tra i mercati e Trump potrebbe facilmente concludersi entro la metà del 2017, quando la sua amministrazione inizierà a sentire la fatica delle decisioni politiche quotidiane".
Dunque, dove investire? Per Amundi, l’asset manager francese del gruppo Crédit Agricole che pochi giorni fa ha acquitato Pioneer Investments da UniCredit, in uno scenario di tassi ancora bassi ha ancora senso investire nel debito dei mercati emergenti (ma con un occhio alla Fed: questo tipo di obbligazioni soffrono di più durante i periodi di rialzo dei tassi) e sulle obbligazioni societarie (meglio l’Europa dove questo segmento è sostenuto dalla politica monetaria della Bce) rispetto ai titoli di Stato, visto che l’obiettivo rimane sempre quello della caccia al rendimento e allo spread.
Valute
Per Credit Suisse il dollaro USA guadagnerà terreno in vista di un aumento dei tassi da parte della Fed, dell'espansione della spesa pubblica e del potenziale rimpatrio differito di utili generati all’estero da imprese americane promesso da Trump, mentre l'euro potrebbe essere penalizzato da una focalizzazione sui rischi politici nel 2017. Lo yen giapponese dovrebbe segnare una fase di ripresa dagli attuali livelli di sottovalutazione, mentre il deprezzamento del franco svizzero nei confronti dell’euro dovrebbe essere limitato.
Materie prime
Goldman Sachs ha migliorato la view sul prezzo del petrolio per il 2017 convinta che i tagli alla produzione di greggio decisi alla riunione dell’Opec dello scorso 30 novembre verranno rispettati nel corso dei prossimi mesi. Le nuove stime prevedono per il WTI, il prezzo di riferimento nel Nord America, a 57,50 dollari al barile e per il Brent, il petrolio che si estrae nel Mare del Nord, a 59 dollari al barile.
Quanto all’oro, gli analisti di Credit Suisse hanno tagliato le previsioni 2017 sul prezzo del metallo giallo, che potrebbe essere influenzato negativamente dall’aumento dei rendimenti obbligazionari e dalle aspettative circa il rialzo dei tassi. Le stime sono comunque al rialzo: la quotazione, in queste settimane sotto i 1.200 dollari, dovrebbe tornare sopra questa soglia nel primo trimestre per poi toccare i 1.400 nell’ultimo.
Cash
Altri esperti invitano alla prudenza nei prossimi mesi e ad aumentare di conseguenza la parte del portafoglio in liquidità. "Gli investitori dovranno affrontare un ambiente più incerto e sfruttare le opportunità che si presenteranno nel corso dell'anno" ricorda Christophe Bernard, esperto del fondo di investimento elvetico Vontobel. La pensa così anche il re dei bond, Bill Gross, da ottobre 2014 a Janus, dopo la sua clamorosa dipartita da PIMCO, il più grande investitore in obbligazioni al mondo fondato da Gross nel 1971 e passato negli anni 2000 al colosso assicurativo Allianz.