L'incontro tra Putin ed alcune aziende italiane; dall'economia segnali distensivi
Ha fatto discutere, qualcuno lo voleva addirittura far saltare nei giorni caldi per l'Ucraina, ma l'esito del webinar può avere riscontri positivi anche nello scacchiere energetico ed internazionale
Continua a far discutere il caso del meeting virtuale, che si è svolto oggi tra il presidente russo Vladimir Putin e i responsabili di sedici grandi imprese italiane (tra cui Enel, Generali, Intesa Sanpaolo e Unicredit). Nonostante l’evento non avesse ufficialmente una connotazione politica e diplomatica, Bloomberg News ha fatto sapere che il governo Draghi ha cercato di farlo saltare, chiedendo ai dirigenti italiani di non prendervi parte. Il tentativo è tuttavia caduto nel vuoto.
A pesare sulla linea del premier italiano sarebbe stata molto probabilmente la delicata situazione internazionale, soprattutto in relazione alla crisi ucraina. Nonostante alcune divergenze interne, il fronte occidentale si è ricompattato negli ultimi giorni, minacciando sanzioni a Mosca, nel caso dovesse aver luogo un’invasione dell’Ucraina: Draghi avrebbe quindi temuto che questo meeting potesse essere interpretato come un disallineamento. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha comunque detto di non essere al corrente di tentativi di dissuasione da parte del nostro governo. “I resoconti dei giornali costano poco ai nostri tempi, non abbiamo sentito alcuna dichiarazione ufficiale dal governo italiano su questo argomento”, ha dichiarato.
Parole critiche sul meeting sono arrivate da tre componenti del Copasir, Enrico Borghi (del Pd), Federica Dieni (del Movimento 5 Stelle) ed Elio Vito (di Forza Italia). “Troviamo singolare che, proprio mentre in Europa e negli Stati Uniti cresce la preoccupazione per la situazione ai confini dell’Ucraina e si discute di conseguenti nuove, pesanti sanzioni alla Russia, manager di rilevanti società italiane, anche a capitale pubblico, tengano oggi, una conference call con dirigenti di importanti società russe e con l’annunciata partecipazione dello stesso presidente Putin”, hanno dichiarato i tre in una nota congiunta. “Nella recente relazione sulla sicurezza energetica, approvata all’unanimità, il Copasir ha infatti testimoniato come il fattore geopolitico sia decisivo nell’aumentare i rischi di una eccessiva dipendenza dall’estero del nostro Paese negli approvvigionamenti”, hanno concluso.
Al termine del meeting, il presidente della Camera di Commercio italo-russa, Vincenzo Trani ha cercato di gettare acqua sul fuoco. “Il business è un eccellente argomento che ‘distrae’ dalle tematiche che possono essere causa di conflitto: con il business si parla di quello che accomuna le persone e i paesi più di quello che ci divide”, ha dichiarato. “L'incontro con il presidente russo Vladimir Putin è stato molto importante anche perché il dialogo, che è alla base di ogni sviluppo economico, e il business possono essere elementi utili per distendere i rapporti tra i paesi e risolvere le eventuali problematiche”, ha aggiunto. Nel corso dell’incontro Putin ha invece messo in risalto la questione dell’energia. “Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che le aziende energetiche italiane continuano a collaborare con Gazprom sulla base di contratti a lungo termine e oggi hanno la possibilità di acquistare gas a prezzi inferiori, direi, molto inferiori a quelli di mercato – il cosiddetto mercato, i prezzi spot, che sono aumentati in modo significativo sullo sfondo di un inverno freddo e della carenza di offerta”, ha affermato il presidente russo.
La situazione è molto contorta. Da una parte, le preoccupazioni dei tre componenti del Copasir non sono infondate: c’è una grave crisi alle porte dell’Unione europea, che potrebbe avere delle conseguenze molto spiacevoli per la stessa. Inoltre, il rischio che la Russia usi l’energia come leva geopolitica è concreto: in fin dei conti, è proprio la questione del gas che impedisce la coesione del fronte occidentale in questo frangente (leggasi Nord Stream 2). Dall’altra parte, bisogna anche rilevare che i legami commerciali tra Roma e Mosca sono molto forti e che l’Italia dipende ampiamente dal gas russo (lo stesso Draghi a fine dicembre si era detto scettico su eventuali sanzioni nel settore energetico). Serve quindi pragmatismo, ma è anche urgente iniziare a ragionare per ridurre la dipendenza energetica dell’Italia: un passo obbligato, se si vogliono davvero fronteggiare le pressioni esterne e continuare a restare saldamente ancorati al campo occidentale.
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