Stretta sulle auto aziendali: nuova tassazione retroattiva dal 2025, costi in aumento
(Ansa)
Industria

Stretta sulle auto aziendali: nuova tassazione retroattiva dal 2025, costi in aumento

In Manovra cambia il criterio: non più emissioni, ma tipo di alimentazione. Rincaro del 67% del valore imponibile del benefit auto. Impatti su dipendenti, aziende e mercato. Attesa una contrazione del 30% nelle immatricolazioni a noleggio

Arriva una stretta sulle auto aziendali e sarà retroattiva. Cambia con la Manovra la tassazione dal 1 gennaio 2025, anche per le auto ordinate quest’anno. Aniasa stima un aumento annuo del valore imponibile del benefit auto in media di 1.600 euro (+67%) e prevede un contraccolpo su un mercato già sotto pressione.

La novità introdotta dalla legge di Bilancio è il criterio di tassazione, che passerà dal sistema basato sulle emissioni di CO2 a uno che tiene conto esclusivamente del tipo di alimentazione del veicolo. Con questa modifica, i veicoli elettrici beneficeranno di una tassazione ridotta al 10%, mentre per i veicoli ibridi plug-in l'aliquota salirà al 20%. Gli altri veicoli, come quelli a benzina e diesel, saranno soggetti a una tassazione molto più onerosa, fissata al 50%. Questo nuovo sistema penalizza fortemente i veicoli a combustione tradizionale, inclusi quelli con emissioni moderate, compresi tra 61 e 160 g/km, per i quali l'imposizione fiscale subirà un incremento dal 30% al 50%. Il cambiamento avrà un impatto diretto sui costi per le aziende e sui dipendenti, particolarmente per coloro che utilizzano veicoli aziendali in uso promiscuo.

Fino ad oggi il sistema per la tassazione delle auto aziendali si basava sulle emissioni di CO2, suddividendo i veicoli in quattro fasce con aliquote che variavano dal 25% al 60% a seconda del livello di emissioni. Il passaggio nel 2025 a un sistema alimentazione-centrico stravolgerà questi equilibri. Se da un lato i veicoli con emissioni alte oltre 190 g/km vedranno una riduzione della tassazione dal 60% al 50%, chi si trova nella fascia intermedia subirà un aumento di ben 20 punti percentuali. E tutto questo riguarda anche le macchine ordinate nel 2024, salvo il decreto Milleproroghe non intervenga per togliere la retroattività del provvedimento.

Aniasa, l’associazione della mobilità di Confindustria, parla di una misura che provocherà una "emorragia" nel settore. Per il 2025 si prevede una riduzione del 30% nelle immatricolazioni a noleggio a lungo termine, pari a circa 60mila unità, e un calo del 20% negli acquisti aziendali, ossia circa 15mila veicoli in meno. In termini di entrate fiscali, ciò si tradurrà in una perdita stimata di 125 milioni di euro per Stato ed Enti Locali.

C’è poi l’impatto sui costi per i dipendenti. L’incremento medio del valore imponibile per i fringe benefit auto si aggira intorno a 1.600 euro, pari a un aumento del 67%. Questo rende il possesso di un veicolo aziendale un privilegio sempre meno accessibile. Per molte aziende, queste cifre potrebbero tradursi in un ripensamento delle politiche di mobilità, privilegiando soluzioni come l’indennità chilometrica o riducendo il numero di auto aziendali assegnate. I dipendenti potrebbero rinunciare a questo beneficio o richiedere compensazioni economiche alternative, mentre le aziende potrebbero optare per veicoli elettrici o ibridi plug-in per contenere l’impatto fiscale. Che ne sarà delle auto aziendali?

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Cristina Colli