Benetton dopo Autostrade fa un passo indietro anche da Autogrill
L'unione (a perdere) con il gruppo svizzero Dufry non è un bel segnale per l'azienda Italia ed arriva, guarda caso, dopo il passo indietro in Aspi
Un’altra grande famiglia del capitalismo italiano sceglie di annacquarsi nel mercato globale per creare un campione internazionale insieme ad un partner straniero, a cui lascia le redini del comando. Questa volta tocca ai Benetton, che cedono ad un gruppo svizzero, Dufry, il loro gioiello Autogrill. Dalla fusione nascerà un colosso da, forse, 12 miliardi di euro di fatturato di cui la famiglia veneta diventerà la maggiore azionista con una quota di oltre il 20 per cento. Un’operazione che ricorda molto quella realizzata dalla famiglia Agnelli-Elkann, che hanno fuso la Fca nella francese Psa, formando la Stellantis e diventandone il primo socio con il 16 per cento.
I fatti:
Lunedì 11 luglio il gruppo svizzero Dufry ha annunciato l'acquisizione di Autogrill. Edizione, holding della famiglia Benetton, trasferirà l'intera partecipazione del 50,3 per cento in Autogrill a Dufry con un rapporto di cambio di 0,158 nuove azioni Dufry per ogni azione Autogrill. Edizione deterrà poi una partecipazione di Dufry compresa tra il 20 e il 25 per cento dopo il trasferimento. Nel 2023 è previsto il lancio da parte di Dufry di un’offerta pubblica obbligatoria rivolta al mercato per lo scambio di azioni Autogrill in azioni Dufry o, in alternativa, per cassa.
Il ceo di Dufry Xavier Rossinyol guiderà il gruppo, Juan Carlos Torres manterrà il suo ruolo di presidente nella nuova società. Alessandro Benetton entrerà nel consiglio di amministrazione in qualità di presidente onorario con il compito di «promuovere e coordinare le relazioni istituzionali con i principali azionisti del nuovo gruppo». Gianmario Tondato da Ruos, attuale ad di Autogrill, assumerà la carica di presidente esecutivo di tutte le attività nordamericane.
Dufry, con sede a Basilea, gestisce più di 1.700 negozi aeroportuali in 60 Paesi. Autogrill detiene oltre 3.500 bar, caffetterie e ristoranti in 139 aeroporti a livello internazionale, di cui 80 in Nord America, oltre che in autostrada in Europa. «La combinazione dei due gruppi creerà un nuovo leader nell’esperienza di viaggio e ci consentirà di aumentare in modo significativo la nostra presenza nei mercati principali, come gli Stati Uniti, e nel settore del cibo e delle bevande da viaggio», ha dichiarato il presidente di Dufry Juan Carlos Torres. Il nuovo gruppo conterà su 5.500 punti vendita in 1.200 aeroporti e sedi autostradali in tutto il mondo.
Le ragioni
A spingere i due gruppi verso il matrimonio non è stata tanto la passione quanto le preoccupazioni per il futuro, visti i duri colpi subiti da entrambi in seguito alla pandemia. Nel 2018 Dufry fatturava 8,8 miliardi di franchi svizzeri crollati a 3,9 miliardi lo scorso anno. Autogrill è scivolata dai 5,4 miliardi di ricavi del 2018 ai 2,6 miliardi di euro del 2021. Come ricorda il giornale specializzato Mark up, «nei due anni dallo scoppio della pandemia, il gruppo svizzero ha ceduto oltre un terzo della sua capitalizzazione contro meno di un quarto per quello italiano e questo ha ridotto il differenziale tra le due realtà e spinto la famiglia Benetton ad approfondire le discussioni che erano iniziate già diversi anni fa. L’elezione di Alessandro alla guida di Edizione, dopo una lunga fase di contrasti tra gli eredi dei fratelli fondatori (Carlo, Luciano, Gilberto e Giuliana), ha rappresentato un ulteriore fattore di accelerazione».
L’operazione rientrerebbe nella strategia annunciata più volte dallo stesso Alessandro, il quale si è detto disponibile a valutare a operazioni di aggregazione pur di sostenere la crescita nel business della ristorazione, sempre a patto di mantenere una «posizione strategica» nell’azionariato.
Restano però alcuni dubbi. Intanto sbandierare la nascita di un gruppo da 12 miliardi è forse prematuro, visto che ai dati 2021 non si arriva a 8 miliardi. Ma un recupero ai livelli pre-2019 è possibile. Poi c’è il tema della governance. Come nel caso di Stellantis, dove a comandare sono i francesi, in questo caso al timone ci sono i manager del gruppo svizzero Dufry. Nulla da dire sulla nascita di un gruppo più grande, ma per gli interessi italiani sarebbe stato più rassicurante vedere al comando un team nazionale. Il sospetto è che, come nel caso degli Agnelli, qui si tratti di una forma di iniziale disimpegno dei Benetton dall’Italia. Una famiglia che dopo la pessima gestione della ricchissima concessione delle autostrade, finita con la tragedia del ponte Morandi, si sta piano piano ritirando nel piccolo e sofferente regno dei maglioni.