Boeing, la medicina è amara, 17.000 a casa dai manager agli stagisti
Che il nuovo numero uno di Boeing Kelly Ortberg trovasse una situazione ben più grave di quella paventata c'era da aspettarselo. La sua lunga esperienza nei colossi aerospaziali americani – Arriva da Rockwell Collins - lo ha certamente facilitato nella comprensione dei numeri, delle situazioin e dei progetti, e ora la cura amara che si sarebbe voluta evitare diventa una necessità. L'annuncio, dato venerdì scorso, lascia poche illusioni e prevede un taglio del 10% della forza lavoro globale, quindi circa 17.000 unità. Non soltanto, il programma per la certificazione del B-777X, attualmente sospeso dopo che si era verificato un problema tecnico agli attacchi dei motori, si allunga ancora e la prima consegna potrebbe non essere fatta fino al 2026, ovvero sei anni dopo le previsioni iniziali. Tradotto: a parte eventuali penali da scalare sul prezzo pattuito con i clienti, c'è la possibilità che altri vettori cancellino gli ordini, aggravando la situazione. Inoltre, gli scioperi in atto per rivendicare un trattamento salariale migliore, azione che vede la partecipazione di oltre 25.000 persone, sta causando problemi anche al settore Difesa, da sempre fonte di entrate sicure per il colosso aerospaziale statunitense. Quando iniziò l'agitazione, a metà settembre, Ortberg aveva esortato i lavoratori ad “abbracciare il futuro e non serbare rancore”, i dirigenti accettarono riduzioni salariali di solidarietà, ma ciò purtroppo non è abbastanza. Venerdì scorso Ortberg ha scritto ai dipendenti annunciando la riduzione del personale per riallineare le uscite alla situazione finanziaria messa in crisi dai mancati introiti per il blocco delle produzioni di alcuni dei modelli di maggiore diffusione, ovvero i B-737 Max, i B-767 e B-777. Ma il “taglio” sarà orizzontale rispetto alle mansioni, andando a colpire dirigenti, manager e impiegati. Boeing ha stabilimenti e uffici in circa 65 nazioni e, inevitabilmente, anche la rete internazionale sarà coinvolta, come sta già accadendo in Brasile, dove è stato sospeso persino il programma dei tirocini annunciato per il 2025. Questo è soltanto un esempio, ma l'idea era offrire 36 posizioni per studenti d'ingegneria, il doppio rispetto a quest'anno, con una selezione alla quale si presentavano circa 2.700 studenti per 18 posti. Non certo un capitolo di spesa enorme, probabilmente una goccia nel mare, ma anche provvedimenti come questo potranno contribuire a ridurre la cifra di cinque miliardi di dollari che l'azienda dovrà sborsare nel terzo trimestre del 2024, prefigurando un risultato pessimo per il bilancio di fine anno, forse anche peggiore di quello dovuto alla crisi del 2008. Anche perché pare che la cassa oggi non veda che meno di dieci miliardi in tutto.
Dopo gli incidenti ai B-737Max degli anni scorso e a quello – fortunatamente senza vittime - al volo Alaska Airlines avvenuto nel gennaio di quest'anno, le indagini e le analisi dei processi aziendali hanno svelato che negli ultimi 25 anni si era affermata una cultura definita “tossica e corrosiva” che esercitava una costante pressione sui costi e sulla pianificazione, mettendoli sempre in primo piano nei processi decisionali a scapito di qualità e competenze. Dall'inizio dell'estate, cioè da quando l'assemblea degli azionisti ha incaricato come nuovo Ceo appunto Ortberg, il manager ha preso decisioni molto nette, come rimuovere il capo della divisione difesa e spazio Ted Colbert e cercare di fermare lo sciopero accettando direttamente la richiesta dei lavoratori, una mossa che però gli si è ritorta contro e ha rafforzato la determinazione del sindacato.
Venerdì 11 ottobre Ortberg ha detto ai dipendenti: “Dobbiamo essere lucidi sul lavoro che ci aspetta e realistici sul tempo che ci vorrà per raggiungere traguardi chiave sulla strada della ripresa; dobbiamo anche concentrare le nostre risorse sulle prestazioni e l'innovazione nelle aree che sono fondamentali per ciò che siamo.” Si tratta di un'ammissione sullo stato nel quale ha trovato l'azienda, tale che l'applicazione dei tagli avrebbe dovuto essere fatta comunque a prescindere dal suo arrivo. Secondo diverse fonti interne, il programma industriale del manager prevederebbe un deciso rafforzamento del settore dell'aviazione commerciale, operazione che però implica tempi molto lunghi, anche anni, come ha recentemente commentato un funzionario di alto livello dell'Autorità aeronautica statunitense, ovvero la Federal Aviation Administration. Intanto però Ortberg deve prepararsi per riferire agli investitori il prossimo 23 ottobre, quando questi vorranno maggiori dettagli su come egli intenda guidare in modo definitivo quella che si preannuncia come una delle più difficili procedure di ristrutturazione nella storia industriale americana. Intanto, le agenzie di rating hanno avvisato Boeing della possibilità di rivedere la loro valutazione sulla sicurezza degli investimenti, mossa che renderebbe complesso trovare liquidità fresca. L'analista della Bank of America Ron Epstein, in una nota ai propri clienti e potenziali investitori, ha scritto: “Per ogni problema che viene a galla e viene risolto ne spuntano altri, i problemi si alimentano a vicenda creando un ciclo continuo di difficoltà che aggrava gli impatti negativi”. Sul piano programmatico Boeing deve ancora completare la riacquisizione di Spirit AeroSystems, holding che aveva scorporato quasi due decenni fa, nonché deve rimettere ordine alla divisione spazio dopo la figuraccia fatta nei mesi scorsi con i problemi alla capsula Starliner, precauzionalmente tornata sulla Terra senza astronauti a bordo. E così Ortberg da una parte vuole infondere un senso di urgenza e sacrificio condiviso, dall'altro la mossa minaccia di inimicarsi ulteriormente i lavoratori di cui l'azienda ha bisogno per ridare ritmo alla produzione di jet commerciali, attualmente molto richiesti dalle compagnie per completare il piano di ripresa e rinnovamento delle flotte in corso dal dopo-pandemia.