Covid e imprese: un bollettino di guerra
A fine pandemia oltre 17.000 imprese italiane non potranno riaprire i battenti, lo sostiene l'Istat
E' un bollettino di guerra quello che arriva dall'Istituto nazionale di statistica circa le aziende che, causa Covid, hanno dovuto chiudere i battenti.
Sono 73.000 infatti, le imprese che, da inizio pandemia, si sono trovate costrette a chiudere e 17.000 di queste non riapriranno più.
I numeri della crisi
Tra giugno e ottobre – rivela poi Istat – oltre due terzi delle imprese italiane ha subito riduzioni significative di fatturato e si trova nel pieno di una crisi senza precedenti.
L'istituto nazionale di ricerca ha interpellato oltre un milione di aziende sul territorio nazionale raccogliendo i dati relativi al periodo giugno/ottobre 2020.
Le 73.000 imprese ad oggi chiuse (il 7,2% del totale) rappresentano il 4% dell'occupazione nazionale. Di queste solo 55.000 sperano di riaprire, mentre le altre 17.000 lo escludono tagliando via dal Paese l'1,7% delle imprese pari allo 0,9% dell'occupazione nazionale.
Dati alla mano, dal report emerge che, al netto dell'emergenza sanitaria, il 68,9% delle imprese è in piena attività, mentre il 23,9% è soltanto parzialmente aperta e lavora in condizioni limitate e in ottemperanza delle regole imposte a livello nazionale.
Calo di fatturato
Sebbene abbia potuto rimanere aperta, comunque, la stragrande maggioranza delle imprese italiane (il 68,4%, ovvero oltre due terzi del totale) lamenta un sensibile calo del fatturato nel periodo preso in esame.
Secondo quanto riporta Istat il 32,4% (con il 21,1% di occupati) delle imprese chiamate a rispondere al sondaggio ha segnalato rischi operativi e di sostenibilità della propria attività e il 37,5% ha richiesto il sostegno pubblico per liquidità e credito, ottenendolo nell'80% dei casi.
Le riduzioni di fatturato oscillano dal 10 al 50% a seconda del settore e della collocazione geografica.
I settori più colpiti
Dal commercio al dettaglio alla grande industria il peso del Covid si è fatto sentire in quasi tutti i settori imprenditoriali. Se il settore costruzioni nella prima fase della pandemia aveva subito un brusco calo di fatturato, ora la situazione si sta stabilizzando con oltre il 26,4% delle imprese del settore che dichiarano fatturato stabile o in lieve crescita(contro l'8,3% di marzo).
A lamentare perdite di oltre il 50,8% del fatturato sono, invece, le industrie del settore alimentare e anche il commercio al dettaglio si trova in ginocchio con il 42,3% delle piccole imprese che segnala perdite comprese tra il 10 e il 50%.
Coloro che, però, in questo momento stanno vivendo la situazione più drammatica sono tutti gli addetti al terziario con ristoranti e strutture ricettive in profonda crisi preceduti da coloro che si occupano di servizi alla persona.
Istat segnala che, tra le strutture ricettive, il 43,5% è senza fatturato o con diminuzione superiore al 50%, mentre un altro 43% lamenta cali compresi tra il 10 e il 50%.
Non se la passano meglio gli addetti a ristorazione e bar che devono fare i conti con cali di fatturato compresi tra il 26 e il 56% circa.
A stare peggio di tutti, però, sono le imprese che si occupano di servizi alla persona (parrucchieri, centri estetici, etc) che si trovano nella condizione di dover restare aperti (come previsto da decreto ministeriale) e quindi di non poter beneficiare dei contributi pubblici, ma con cali di fatturato di oltre l'80%.
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