Alla scoperta del computer più potente al mondo
Si chiama HPC5 e può svolgere fino a 51,7 milioni di miliardi di operazioni al secondo. Appartiene ad Eni che lo usa per mappare il sottosuolo e individuare giacimenti di idrocarburi, ma anche per accelerare lo sviluppo di nuove frontiere energetiche, come la fusione a confinamento magnetico.
Nel piccolo comune di Ferrera Erbognone, su una collinetta verde circondata dai campi del Pavese, si cela un gioiello di tecnologia e sostenibilità tra i più avanzati al mondo: il Green Data Center di Eni, centro nevralgico di tutta l’attività informatica della società energetica. Dall’esterno solo una piccola porzione dell’edificio è visibile, la maggior parte è interrata in modo da garantire maggiore protezione ai sofisticati strumenti che custodisce e minor impatto ambientale.
Il Data Center, che compirà 10 anni a ottobre, si estende su una superficie di quasi 45 mila metri quadrati ed è costituito da due corpi perfettamente simmetrici, del tutto indipendenti l’uno dall’altro al fine di assicurare la continuità del business. Ognuno dei due complessi è formato da tre edifici (di qui il nome di «Trifoglio» con cui sono stati battezzati) che contengono i sistemi Information Technology (IT) di Eni: oltre 14 mila server, fisici e virtuali, dedicati al calcolo generico e al calcolo scientifico, 7 mila connessioni di rete, 780 applicazioni informatiche, circa 30 PetaByte di storage, una mole di dati paragonabile a quella contenuta in tre miliardi di libri da 100 pagine ciascuno.
Punta di diamante del Green Data Center è HPC5, un super computer in grado di svolgere fino 51,7 milioni di miliardi di operazioni matematiche in un secondo (Petaflops). Associato al suo predecessore HPC4, raggiunge una potenza di picco di 70 Petaflops: vale a dire 70 milioni di miliardi di operazioni al secondo. Inaugurato nel 2020, HPC5 si conferma ancora oggi il più potente al mondo tra i super computer industriali e si aggiudica il 13° posto nella classifica «Top500», che comprende anche i sistemi di mega calcolo appartenenti a enti governativi. Oltre che per la potenza, HPC5 è ai vertici delle classifiche mondiali anche per efficienza energetica, dal momento che riesce a calcolare quasi 20 miliardi di operazioni al secondo con un solo Watt di elettricità. «L’High performance computing - HPC - rappresenta per Eni un supporto strategico al processo di trasformazione energetica lungo tutta la sua catena del valore, dalle fasi di esplorazione e sviluppo dei giacimenti, alla gestione dei dati generati in fase di operation da tutti gli asset produttivi» spiega Dario Pagani, capo del settore Digital information technology di Eni.
Ma a cosa serve una così grande potenza di calcolo, cosa fa di preciso HPC5? I modelli digitali del sottosuolo in 3D elaborati dal super calcolatore consentono, per esempio, di determinare con maggior precisione la posizione e le caratteristiche di un giacimento di idrocarburi, evitando sprechi di risorse e di tempo nella fase esplorativa. È così che, nel 2015, Eni ha scoperto Zohr, la più grande riserva di gas del Mediterraneo. L’enorme potenza di calcolo permette, inoltre, di impiegare tecniche digitali innovative per accelerare lo sviluppo di nuove frontiere energetiche. Una su tutte: la fusione a confinamento magnetico, una tecnologia su cui la ricerca ha fatto enormi passi avanti negli ultimi anni anche grazie a una gestione ed elaborazione dei dati sempre più efficiente. In particolare, i due super calcolatori HPC di Eni vengono usati dai ricercatori per mettere a punto modelli matematici che descrivono la fisica del plasma e ne simulano il comportamento durante la reazione di fusione. «Avere una modellizzazione virtuale di questi mondi nuovi di energie ci permette di evitare i rischi e anche di anticipare certi tipi di risultati» afferma Pagani.
Un altro fronte in cui HPC5 si sta rivelando determinante è quello delle energie rinnovabili: i suoi algoritmi sono impiegati per realizzare modelli matematici avanzati che combinano le informazioni meteo-marine con quelle sul comportamento delle tecnologie Marenergy di Eni, come ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter),, un sistema che produce energia elettrica dal moto ondoso. L’HPC5 è utilizzato poi nelle tecnologie per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica (in sigla, CCS), che permettono di «sequestrare» CO2 dall’atmosfera confinandola nel sottosuolo.
Il supercalcolo consente, infatti, di elaborare velocemente la grande mole di dati necessaria a simulare con accuratezza il comportamento futuro dei fluidi nel sottosuolo, fornendo uno strumento essenziale per monitorare il funzionamento dello stoccaggio della CO2, una volta realizzato. Insomma, conclude Pagani, «HPC5 è per Eni un abilitatore e un acceleratore della nostra strategia di decarbonizzazione, volta a perseguire la carbon-neutrality nel 2050».
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