Guerra dei chip tra USA e Cina: Pechino blocca l'export di materiali chiave
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Industria

Guerra dei chip tra USA e Cina: Pechino blocca l'export di materiali chiave

La Cina reagisce e risponde alle nuove restrizioni americane sui semiconduttori: stop immediato a gallio, germanio e antimonio. Un embargo cinese potrebbe costare all’economia statunitense oltre 3 miliardi di dollari l’anno.

La guerra dei chip tra Usa e Cina accelera. Pechino ha annunciato lo stop immediato all’export verso gli Stati Uniti dei materiali chiave per la produzione di semiconduttori e applicazioni di difesa. Il blocco riguarda gallio, germanio, antimonio e materiali superduri. È la risposta alla nuova stretta di Washington del giorno prima alle esportazioni di 140 aziende cinesi specializzate nella produzione di componenti per i microchip.

Lunedì, Washington ha ampliato la lista delle aziende tecnologiche cinesi soggette a restrizioni alle esportazioni. Il provvedimento, che colpisce 140 imprese, tra cui Piotech, SiCarrier e Naura Technology, mira a ostacolare l’accesso della Cina a semiconduttori avanzati e alle apparecchiature necessarie per produrli. Questa mossa, giustificata dalla Casa Bianca come una misura per la sicurezza nazionale, fa parte di una strategia più ampia per limitare la capacità di Pechino di sviluppare tecnologie legate all’intelligenza artificiale e ad applicazioni militari avanzate. Le nuove regole statunitensi includono anche il controllo su 24 tipi di apparecchiature per la produzione di chip e tre software utilizzati nello sviluppo di semiconduttori.

La risposta cinese alla terza stretta americana è arrivata nemmeno 24 ore dopo. Pechino ha annunciato il blocco immediato delle esportazioni verso gli Stati Uniti di gallio, germanio e antimonio, materiali cruciali per l’industria dei semiconduttori e per applicazioni militari. Una mossa motivata dal governo cinese come necessaria per salvaguardare la sicurezza nazionale.

Gallio e germanio sono essenziali per i microchip, i LED e i sistemi radar avanzati. La Cina controlla quasi il monopolio globale su questi materiali: il 98,8% del gallio raffinato e il 60% del germanio vengono prodotti nella Repubblica Popolare. Un embargo totale potrebbe costare agli Stati Uniti 3,4 miliardi di dollari all’anno, secondo lo US Geological Survey. L’antimonio, invece, è fondamentale per la difesa: impiegato nelle munizioni, nei missili a infrarossi e persino negli occhiali per la visione notturna. La Cina controlla circa la metà della produzione mondiale e il crollo delle esportazioni cinesi ha già provocato un’impennata dei prezzi.

Da anni gli Stati Uniti cercano di contenere l’ascesa tecnologica cinese, in particolare nel campo dei semiconduttori avanzati, fondamentali per l’intelligenza artificiale e la difesa. E da anni Pechino sfrutta la sua posizione dominante in alcune filiere strategiche per contrattaccare. Prossimi passi? La Cina potrebbe ulteriormente limitare l’export di terre rare e grafite, essenziali per le batterie al litio e altre tecnologie. A sua volta, Washington potrebbe intensificare i dazi o varare nuove sanzioni contro le aziende cinesi. E con l’insediamento di Donald Trump, deciso a inasprire la politica dei dazi, la guerra commerciale e tecnologica tra Cina e Stati Uniti rischia di deteriorarsi ulteriormente.

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Cristina Colli