Inflazione e caro energia rischiano di frenare l'economia circolare
Anche per riciclare serve energia, il cui costo ha avuto aumenti imprevedibili ed enormi. Il sistema del riciclo italiano chiede aiuto
La corsa dei prezzi dell’energia colpisce tutte le aziende, e rischia di penalizzare anche le realtà più attive sul fronte dell’economia circolare, paradossalmente in un momento in cui la transizione ecologica viene definita a più livelli una priorità. Tra queste ci sono le imprese del settore riciclo della carta, per le quali l’incidenza del costo dell'energia elettrica per ogni tonnellata di materia prima recuperata dai rifiuti ha registrato un incremento pari al 111% in queste prime settimane del 2022 rispetto all'analogo periodo del 2021.
In Italia queste aziende sono particolarmente attive: nel 2020, secondo le stime di Unirima (Unione nazionale imprese recupero e riciclo maceri, l’associazione che riunisce le imprese di settore) nel nostro Paese il tasso di riciclo degli imballaggi di carta e cartone è arrivato all′87,3%, mentre l’obiettivo europeo è dell′85% al 2030. Il settore conta circa 600 impianti e 20mila addetti, che gestiscono 6,6 milioni di tonnellate di carta.
“Il problema riguarda sia i costi dell’energia che la logistica, a causa delle tensioni che si stanno registrando nel settore del trasporto”, spiega a Panorama.it Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima. “I blocchi degli autotrasportatori potrebbero rappresentare un problema non tanto per la raccolta, che deve essere comunque garantita, quanto per l’uscita della materia lavorata dopo il riciclo, che viaggia su gomma e viene esportata anche nel Nord Europa”. L’Italia, sottolinea Sicilia, “in questo settore è talmente avanti da aver superato con dieci anni di anticipo gli obiettivi di riciclo dell’Ue. Le nostre aziende recuperano più materia prima rispetto al fabbisogno interno, e quindi esportiamo 1,8 milioni di tonnellate di prodotti già riciclati”.
Per il dg di Unirima il caro energia “va quindi a colpire un’industria sana. Nel dl energia approvato dal governo ci sono diverse misure che vanno incontro alle nostre esigenze, ma servono interventi strutturali. Il tema dell’energia va affrontato a medio-lungo termine”. Anche perché colpisce, in questo caso, “imprese che mettono a terra l’economia circolare, e che contribuiscono concretamente agli obiettivi di transizione ecologica. Permetteteci di fare il nostro lavoro”.
Sempre in questo ambito, anche le aziende attive nel riciclo della plastica lamentano una scarsa attenzione alle loro esigenze. Lo scorso 14 gennaio sono entrate in vigore in Italia le nuove norme sulla plastica monouso, che recepiscono la direttiva europea Sup. Ma, denunciano le imprese di settore, le modalità di applicazione definite dal governo italiano rischiano di non aderire a quanto previsto dall'Unione europea. In Italia, infatti, non è previsto alcun tipo di incentivo per il riciclo meccanico della plastica. In base al regolamento europeo sulla Tassonomia Verde, invece, il riciclo meccanico è considerato il processo più sostenibile per il trattamento delle materie plastiche, poiché per ogni tonnellata di materia plastica riciclata si risparmiano 1,9 tonnellate di petrolio e si riducono, oltre ai consumi di energia elettrica, le emissioni di anidride carbonica di 1,4 tonnellate.
“Le plastiche provenienti dalla raccolta differenziata arrivano ai centri di selezione, che le dividono sulla base delle caratteristiche: gli scarti che oggi sono destinati allo smaltimento o alla termovalorizzazione dovrebbero essere oggetto delle procedure di riciclo chimico”, spiega a Panorama.it Walter Regis, presidente di Assorimap, l’associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche, che con 300 aziende e 9600 occupati rappresenta il 90% del riciclato plastico da differenziata. “Noi siamo favorevoli al riciclo chimico per riciclare ciò che non è riciclabile a livello meccanico, ma chiediamo che l’Italia, non solo nell’ambito del recepimento della direttiva Sup, cominci ad adottare una strategia per promuovere il riciclo meccanico. Poiché si tratta di uno strumento green ed ecosostenibile, che prevede un minore consumo di energia e minori emissioni, vorremmo che fosse oggetto delle stesse deroghe previste per le bioplastiche”. E anche da questo settore arriva l’allarme sui rincari dei beni energetici. “Le nostre sono imprese altamente energivore, con i costi legati all’energia che costituiscono il 30% del costo del prodotto, e servono norme che tengano conto di questa caratteristica”.
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