Per Stellantis un 2024 da dimenticare: produzione in calo del 36,8%
Un comunicato stampa diffuso da Fim-Cisl certifica le grandi difficoltà del colosso automobilistico. Produzione ai livelli più bassi dal 1956, una crisi profonda che riguarda tutti gli stabilimenti italiani del gruppo.
Il 2024 verrà ricordato come annus horribilis per Stellantis. A testimoniarlo è un comunicato stampa diffuso dalla Fim-Cisl (Federazione italiana metalmeccanici), che riprende la dichiarazione del Segretario Generale Ferdinando Uliano. I dati forniti, relativi alla produzione negli stabilimenti italiani del colosso automobilistico, dipingono un quadro di forte crisi.
Dopo due anni di crescita il 2024 ha registrato la produzione di 475.090 unità tra autovetture e furgoni commerciali, con una riduzione del 36,8% rispetto alle 751.384 dell’anno precedente. Per la prima volta, inoltre, tutti gli stabilimenti hanno registrato un dato negativo, sospinto dalla forte contrazione (-45,7%) degli autoveicoli, che hanno visto gli stabilimenti Stellantis produrre solamente 283.090 unità. Per trovare un numero così basso occorre girare le lancette dell’orologio indietro fino al 1956. Meno grave la flessione dei veicoli commerciali, con un -16,6% che equivale a 192.000 unità in meno rispetto all’anno precedente.
Il responsabile Europa di Stellantis, Jean Philipe Imparato, aveva già in parte preannunciato i risultati negativi del 2024 lo scorso 17 dicembre, quando nel corso di un incontro fra il Ministero delle imprese e del made in Italy e Stellantis era stato lanciato il “piano Italia” per il rilancio della produzione nello stivale. In quell’occasione Imparato aveva annunciato che la situazione in termini di volumi non avrebbe subito modifiche significative durante il 2025, giacché i nuovi lanci produttivi previsti per l’anno corrente negli stabilimenti di Melfi, Cassino e Mirafiori avrebbero dato i loro frutti a partire dal 2026, con l’obiettivo dichiarato di tornare alle 750.000 unità prodotte nel 2023.
A dare un quadro completo della forte crisi che coinvolge Stellantis sono i dati degli stabilimenti italiani. Il polo produttivo di Torino ha visto la sua produzione passare da 85.940 a sole 25.920 unità, un calo del 70%, che sale al 74% se si prendono in esame solamente le Maserati ivi prodotte. Il tracollo del tridente è testimoniato anche dalla flessione del 74% registrata nell’altro stabilimento produttivo di Modena, dove sono uscite solamente 260 autovetture Maserati. Negativi anche i dati degli stabilimenti di Cassino (Alfa Romeo Giulia, Tonale e Maserati Grecale) e Pomigliano (Fiat Panda, Alfa Romeo Tonale e Dodge Hornet), con contrazioni rispettivamente del 45% e del 21,9%.
A completare il tetro quadro ci sono i dati negativi degli stabilimenti di Melfi e di Atessa, laddove nel primo la produzione di Fiat 500X, Jeep Renegade e Jeep Compass è calata del 63,5%, nel secondo la produzione dei veicoli commerciali si è invece contratta “solamente” del 16,6%.
Un 2024 da dimenticare insomma, che oltre al non invidiabile record negativo di produzione ha visto il titolo borsistico di Stellantis scendere da un valore di 20 euro per azione il 3 gennaio 2023 ai 12 di quest’anno.
Il problema non riguarda solamente il nostro Paese, ma l’intero continente. La letale combinazione fra norme green europee e aumento generalizzato dei costi energetici hanno messo in ginocchio l’intero settore automotive continentale, fatto testimoniato dalle crescenti difficoltà che stanno colpendo anche colossi come Volkswagen e Audi.