Stipendi: perché Draghi dice che devono essere più alti
La politica monetaria accomodante non basta a stabilizzare la crescita dei prezzi ai livelli desiderati dalla Bce
La Bce rischia di cadere a pochi passi dal traguardo. L'inflazione nell'Eurozona, infatti, stenta a stabiliazzarsi: la crescita dei prezzi è schizzata all'1,8% a gennaio 2017 portandosi addirittura dopo 4 anni al 2% a febbraio, centrando così l'obiettivo che si era posta Francoforte con la sua politica monetaria accomodante (QE), per poi tornare a scendere all'1,5% a marzo. Qual è il motivo della frenata? Il presidente della Bce, l'italiano Mario Draghi, è sicuro: la causa non sta nella scarsa efficacia dell'azione della Bce, ma nella bassa crescita dei salari. Ecco perché.
I tre motivi della scarsa crescita dei salari
"Un'importante fonte della debolezza dell'inflazione di base è stata la debole pressione inflazionistica interna, dovuta in parte alla crescita modesta dei salari" ha detto Draghi a Francoforte: +1,1% nel secondo trimestre del 2016, minimo storico, e ripresasi solo all'1,4% a fine anno, comunque ben al di sotto delle medie storiche. Su questa bassa crescita salariale pesano tre componenti, ha spiegato Draghi: innanzitutto il sottoutilizzo di capacità produttiva con un tasso di disoccupazione ancora alto; poi il mancato trasferimento dell'inflazione ai salari a causa della crisi; e l'aver già concluso in molti paesi della negoziazione salariale.
Le "colpe" dei sindacati
In particolare, Draghi ha datto notare che all'origine della debole crescita dell'inflazione si può scovare anche l'atteggiamento assunto dai sindacati di fronte all'aumento della disoccupazione: in genere preferiscono "dare priorità alla sicurezza del posto di lavoro al costo di qualche perdita in termini di salari reali". Senza contare che la negoziazione salariale in molti Paesi è già stata in gran parte conclusa per quest'anno, con la conseguenza che "qualsiasi impatto di una maggiore inflazione attraverso la negoziazione salariale probabilmente sarà ritardato".
Perché è importante l'aumento dei salari
Tra i principali motivi che possono generare un incremento generalizzato dei prezzi, gli economisti mettono spesso l'aumento dei costi sostenuti per la produzione. L'aumento dei salari, in particolare, potrebbe spingere le imprese a mantenere lo stesso guadagno aumentando i prezzi di vendita. Tuttavia, tali adeguamenti salariali possono avere effetti molto negativi sull'economia: è il caso della cosiddetta spirale inflazionistica. Il motivo è presto detto: l'aumento dei salari potrebbe spingere un imprenditore, interessato a mantenere lo stesso profitto, a innalzare i prezzi. In questo modo, si genera nuova inflazione che a sua volta spinge al rialzo i salari indicizzati, con il rischio però che il livello dei prezzi sfugga al controllo delle autorità economiche.
...e l'effetto della crescita dei prezzi delle materie prime
A spingere l'inflazione nell'Eurozona sembra essere stato soprattutto l'incremento dei prezzi delle commodity, in primis del petrolio. L'aumento dei costi di produzione, oltre ai salari, è legato anche all'innalzamento del costo delle materie prime utilizzate. Non a caso a gennaio sempre Draghi aveva fatto notare che l'inflazione (1,8%) era ormai vicina all'obiettivo della Bce, ma che si trattava di una tendenza non sostenibile da sola, perché causata interamente dal rialzo dei prezzi del petrolio tornato sopra i 50 dollari al barile (un anno prima erano crollati sotto i 30 dollari) e dall'azione dell'Eurotower.