Inflation Reduction Act (Ira): la risposta di Bruxelles
(Ansa)
Economia

Inflation Reduction Act (Ira): domani la risposta di Bruxelles agli Usa

L’”Ira europeo” arriverà a Bruxelles al Consiglio europeo straordinario di domani. Sul tavolo la bozza di una risposta ai 370 miliardi di dollari di sussidi pubblici green messi a disposizione dagli Stati Uniti sul suo territorio

Come risponderà Bruxelles all’Inflation Reduction Act (Ira) americano? Al momento la mossa sostanzialmente sembra un compromesso quella di allentare i vincoli agli aiuti di Stato dei singoli paesi membri ai settori industriali e allo stesso tempo dare più flessibilità su progetti e tempi nell’uso dei fondi europei già esistenti (come il Pnrr). E solo dopo si potrebbe arrivare a risorseextra, come il fondo sovranità europeo di cui non si parlerà prima dell’estate. L’unica certezza è la volontà di tutti i 27 di voler e dover rispondere al piano di Washington che intimorisce l’economia europea, spaventata da una possibile forte delocalizzazione delle industrie allettate dalle condizioni economiche americane rese più favorevoli.

L’”Ira europeo” arriverà a Bruxelles al Consiglio europeo straordinario di giovedì. Sul tavolo la bozza di una risposta ai 370 miliardi di dollari di sussidi pubblici green messi a disposizione dagli Stati Uniti sul suo territorio. Il piano americano prevede sovvenzioni dirette alle industrie green, come i fabbricanti di auto elettriche o di pannelli solari; crediti d’imposta per i progetti che generano elettricità a zero emissioni; sostegni economici a chi si occupa di carbonio e a chi produce idrogeno. Investimenti per la decarbonizzazione dei trasporti, crediti d’imposta per l’energia nucleare e forme di sostegno alle tecnologie geotermiche, solari ed eoliche di nuova generazione.

Nel piano europeo in discussione (Green Deal Industrial Plan) la prima e più fondante proposta è quella di allargare le maglie degli aiuti di Stato fino alla fine del 2025 (per chi può). Quindi espansione degli aiuti nazionali alle imprese della green economy e alle industrie impegnate nella decarbonizzazione dei processi produttivi, attraverso crediti d’imposta e misure di supporto agli investimenti. Un allentamento delle regole sugli aiuti di Stato divide i Paesi membri, preoccupati di frammentare l’Unione Europea tra Paesi solidi che possono sostenere le imprese green e Paesi più in difficoltà. «Bisogna cambiare l’impianto dell’Unione. Questo è il problema di fondo, che mette indifficoltà istituzionale e giuridica l’Unione. Si sta cercando di mantenere il vincolo sugli aiuti diStato (che è alla base dell’Unione) ma rispondere all’Ira americano», spiega Alessia Amighini, Professore associato di Politica economica presso l’Università del Piemonte Orientale.

Il piano europeo prevede meccanismi per velocizzare e semplificare i processi di autorizzazione di “progetti importanti di interesse comune europeo” e permettere ai Paesi membri di concedere agevolazioni fiscali maggiori, per attrarre nuovi investimenti in impianti nei settori strategici green.

Le agevolazioni fiscali sono una parte fondamentale dell’Ira Usa. L’Inflation Reduction Act dellaCasa Bianca prevede crediti d’imposta stimati da Credit Suisse fino a circa 800 miliardi di dollarisui prossimi 10 anni, con investimenti complessivi da 1.700 miliardi. Nella bozza europea si parla poi del club delle materie prime critiche, per garantire una «fornitura globale sicura, sostenibile e conveniente» delle materie prime necessarie per la transizione verde e digitale.

Ma le risorse? Come risponde l’Europa ai 370 miliardi di dollari di sussidi pubblici green diWashington?

Nella bozza dell’”Ira europeo” non ci sono nuovi finanziamenti, ma l’allargamento agli aiuti di Stato e la riconversione dei fondi esistenti (dunque anche il Pnrr). Diversi Paesi, in prima linea Germania e Paesi Bassi, si sono decisamente opposti a un nuovo debito in comune. E del Fondo per la sovranità che porterebbe nuove risorse europee non si discuterà prima dell’estate.

«L’aiuto del piano americano è monetario e anche in Europa servirebbero fondi comunitari che dubito potranno esserci, dopo gli interventi fatti per affrontare la pandemia. E inoltre gli aiuti europei uguali per tutti i Paesi non servirebbero e se venissero erogati in modo diverso favorirebbero alcuni Paesi a discapito di altri. Inoltre, il piano americano oltre all’aiuto monetariomette in campo anche una riorganizzazione diversa della filiera delle forniture. Nel pacchetto sono fondamentali queste attività di aiuto organizzativo» conclude Amighini.

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Cristina Colli