L'isola di Budelli è stata venduta: e non solo quella
All'asta per poco meno di 3 milioni di euro, se l'è aggiudicata un imprenditore neozelandese. Ma non è l'unico esempio di vendita di gioielli paesaggistici, anche all'estero
Dopo Telecom agli spagnoli di Telefonica , Alitalia ai francesi di Air France , l'Italia perde un altro pezzo, ma questa volta non si tratta di un'azienda, bensì di una perla naturale: l'isola di Budelli, nell'arcipelago della Maddalena. Ad acquistarla all'asta è stato un imprenditore neozelandese, tramite un avvocato toscano, già proprietario di numerose imprese in Svizzera. Per la cifra di poco meno di 3 milioni di euro (e precisamente 2,94) si è aggiudicato una porzione incontaminata dell'arcipelago maddalenino, 1,5 km2 dove non è neppure possibile mettere piede, tanto che i turisti si possono avvicinare ad ammirare la famosa spiaggia rosa solo a bordo di mezzi autorizzati dal Parco Naturale della Maddalena.
Il passaggio di mano della proprietà, dall'impresa immobiliare milanese fallita che ne la deteneva fino a pochi giorni fa e l'imprenditore neozelandese è però solo l'ultimo di una serie, che potrebbe diventare alquanto lunga e che sta vedendo l'Italia "perdere pezzi", a favore di capitali stranieri. E' il caso, ad esempio, di un'altra isola, quella di San Clemente, nella laguna di Venezia. Prima sede di un monastero di camaldolesi, poi di un manicomio, dopo un restauro ospita ha ospitato un hotel a cinque stelle: dopo il fallimento dell'azienda che lo gestiva, è stato ufficialmente acquistato dal gruppo turco Permak, che si è aggiudicato l'intera area di 62.000 metri quadrati dell'isola e che ora procederà con i restauri del resort (investendo 25 milioni di euro) con l'obiettivo di riaprirne i battenti nel 2014.
Tornando in Sardegna, anche la costa Smeralda parla da oltre un anno l'arabo e precisamente da quando l'emiro del Qatar ha acquisito per 650 milioni di euro le attività alberghiere (Sardegna Resort), la gestione delle marine turistiche (Porto Cervo marina) e i campi da golf (Pevero). Tutte realtà che comunque sono state rilevate dal finanziaere americano di origini libanese Tom Barrack (Colony Capital) e dall'Aga Khan. A far infuriare gli abitanti della zona, però, è il fatto che, a differenze dei precedenti proprietari che avevano la sede fiscale ad Arzachena, sempre in Sardegna, l'emiro del Qatar e la sua QH Smeralda Investment srl è stata costituita in Lussemburgo e ha sede legale a Milano: insomma, alle casse dell'isola non sono andate le percentuali previste in base all'articolo 8 dello Statuto regionale.
D'altro canto la vendita (e in alcuni casi la svendita) dei propri gioielli naturalistici è un fenomeno che riguarda anche la Grecia, che ha messo all'asta l'isola di Spalathronisi, con una base di 10 milioni di euro, suscitando gli interessi di britannici, russi e sauditi. Se la percentuale di questi ultimi, in visita alle isole greche con l'intenzione di comprare è aumentata in un anno del 18% (dati dell'associazione delle imprese turistiche greche, Sete), anche la presenza britannica e russa è cresciuta nel 2013 rispettivamente del 15% e del 14% rispetto all'anno precedente.
Sempre in Grecia, dal 2009 due delle tre maxi banchine del porto del Pireo ad Atene, il più grande del Mediterraneo, sono state date in concessione ai cinesi della Cosco. L'isola di Dokos nel golfo Aroglico è stata già venduta per 108 milioni di euro ad un gruppo cipriota, Drymos nelle Cicladi è diventata di proprietà di due società inglesi, mentre Aspronisi è stata ceduta per 10 milioni di euro ad altri gruppi stranieri per realizzarvi villaggi turistici di lusso. E se per l'ex aeroporto greco di Atene Ellenikò, ormai sostituito con lo Spata, si parla di una riconversione in parco, ci sono anche ex basi militari che hanno visto cambiare non solo la proprietà, ma anche la destinazione d'uso: è il caso dell'ex base americana di Gournes a Creta, che sembra destinata ad ospitare un casinò di proprietà israeliana.
Del resto, era stata la stessa troika (Bce, Ue e Fmi) ad esortare il governo ellenico a mettere in vendita i propri gioielli artistici, allo scopo di ricavarne 50 miliardi di euro entro il 2015. Tanto che nei mesi scorsi era circolata la voce che persino il Partenone potesse essere dato in garanzia in cambio del megaprestito da 109 miliardi offerto dall'Europa alla Grecia.
Nel caso italiano di Budelli resta la possibilità che l'isola torni di proprietà del Ministero dell'Ambiente e dell'Ente Parco, che hanno ora 90 giorni di tempo per far valere il diritto di prelazione e ricomprare allo stesso prezzo l'isola. Ma in futuro quali altre perle potrebbero essere (s)vendute?