Istat, cresce l'inflazione ed è una buona notizia
La luce in fondo al tunnel è ancora lontana, ma secondo il professore di economia Roberto Perotti, al momento non ci sono motivi per essere (troppo) pessimisti
La crescita dell'inflazione di per sé è un buon segnale per l'economia, ma il dato congiunturale va contestualizzato. I numeri che Istat pubblica periodicamente circa lo stato di salute del nostro Paese indicano che nel mese di giugno aumento degli investimenti, aumento dei consumi e aumento dell'attività hanno permesso al commercio mondiale di espandersi nell'attesa che il recupero dell'attività economica possa estendersi anche ai servizi.
L'ottimismo dell'Istat
Secondo l'Istituto nazionale di statistica i dati del primo semestre sono incoraggianti : "Il progresso delle campagne vaccinali – scrive Istat - e le politiche di sostegno ai redditi di famiglie e imprese continuano a trainare la ripresa internazionale" e poi aggiunge "Le prospettive per l'economia italiana si mantengono particolarmente favorevoli, e sono confermate dalla decisa ripresa della fiducia di consumatori e imprese"
Più cauto è invece il Professor Roberto Perotti, docente di economia dell'Università Bocconi di Milano secondo cui il problema principale legato all'inflazione è connesso alla politica monetaria globale che non potrà essere accondiscendete per sempre. Spiega Perotti a Panorama.it : "E' vero che gli investimenti stanno andando bene, ma bisogna tenere in conto che si tratta di un naturale contraccolpo figlio della recessione".
Italia fanalino di coda dell'UE
Secondo Perotti, infatti, "Siamo sempre 10 punti percentuali più in basso rispetto alla situazione pre Covid e siamo il Paese in Europa che è rimasto più indietro rispetto al livello economico precedente alla pandemia. Quindi, è ovvio, che un rimbalzo ci sarà, ma di quanto è difficile dirlo. Bisogna tener presente, ad esempio, che gli Stati Uniti sono già a un livello di crescita economica superiore a quello precedente al virus e gli altri paesi europei ci si stanno avvicinando".
In Italia, del resto, è in continua crescita la povertà assoluta che nel 2020 ha riguardato oltre 2 milioni di famiglie (7,7% dal 6,4% del 2019) e più di 5,6 milioni di individui (9,4% dal 7,7%). Coerentemente con l'andamento dei consumi, la condizione peggiora di più al Nord che al Centro e nel Mezzogiorno.
Come sottolinea ancora l'Istituto Nazionale di Ricerca "Il sistema produttivo italiano ha subito pesantemente gli effetti economici della crisi sanitaria. Nel primo semestre del 2020 oltre tre quarti delle imprese industriali con almeno 20 addetti hanno registrato ampie cadute di fatturato, sia sul mercato nazionale sia su quello estero".
Stando al Rapporto Istat "segnali di recupero più diffusi si sono registrati nella seconda parte dell'anno e nel primo trimestre 2021".
L'incognita Pnrr
Secondo il professor Perotti a sbilanciare da una parte o dall'altra l'ago della crisi sarà la capacità di gestione politica ed economica della variante delta e la capacità di gestione della valanga di soldi che l'Italia riceverà con il Pnrr.
"Tutti dicono che i soldi europei – sostiene l'economista della Bocconi –serviranno per tirarci fuori dai guai, non ne sono così sicuro, anche perché sono spalmati su diversi anni. Certo, si tratta di un fiume di denaro, quindi anche solo il fatto che verrà speso di per sé quasi inevitabilmente determinerà un aumento del Pil. Si tratta di 200 miiardi in 4 anni, quindi sono 40 miliardi l'anno che sono più di 2 punti percentuali del Pil da soli; ma che il budget Pnrr aumenti la crescita del paese ho i miei dubbi. Quello che conta in economia è il tasso di crescita, non l'impulso momentaneo che dura 2 anni".
La congiuntura globale
La recessione globale, del resto, è stata violenta e di breve durata, con un rimbalzo favorito dalle misure di sostegno e una ripresa dell'attività economica in tutte le principali economie.
Il Pil italiano, dopo la caduta dell'anno passato (-8,9%) dovuta essenzialmente al crollo della domanda interna, è previsto in rialzo del 4,7% nel 2021.
L'Istat sottolinea che nella manifattura l'aumento dei ricavi ha coinvolto quindici settori su ventitré, ma solo nove - che pesano per oltre il 40% sull'indice di fatturato totale - sono tornati ai livelli pre-crisi. In quasi tutti la domanda interna è stata più vivace di quella estera. Nel terziario il recupero è ancora incompleto ed eterogeneo: a marzo 2021 il livello dei ricavi è ancora inferiore di oltre il 7% rispetto a quello registrato a fine 2019.
Cosa determina la crescita di un Paese
Secondo il Professor Perotti "Storicamente l'impulso alla crescita economica a lungo andare dipende dalla produttività, e cioè, tecnicamente, da quanto un soggetto produce in 1 ora di tempo. Nei singoli anni la crescita può essere dovuta a un aumento della domanda o dei consumi, ma sul lungo periodo è solo connessa al tasso di sviluppo della produttività e l'Italia è il paese europeo che da tempo ha il tasso di produttività più basso dell'unione. Le ragioni di questa stagnazione non sono chiare neppure agli economisti, ma visto che nessuno sa bene perché la produttività italiana sia in stagnazione nessuno sa come farla ripartire. Se lo sapessimo – conclude - avremmo già fatto ripartire l'economia italiana. Non ci sono motivi di pessimismo, ma non è possibile fare previsioni, sarebbe imprudente e irresponsabile in un momento tanto delicato".
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