Ita vola verso Lufthansa. Una scelta corretta
Dopo decenni di privilegi assurdi , errori aziendali e 14 miliardi buttati dallo Stato la compagnia aerea si avvia a passare sotto il controllo della compagnia aerea tedesca
Ormai la rotta è tracciata e il gruppo Lufthansa si sta dirigendo veloce verso la conquista di Ita Airways, la ex Alitalia. I segnali sono inequivocabili: venerdì scorso sono terminati gli incontri tecnici con i tedeschi nella sede della compagnia italiana a Fiumicino e un’offerta formale è attesa a momenti. Parallelamente il governo sta spianando la strada per favorire l’operazione: il Consiglio dei ministri ha approvato un Dpcm con lo scopo di velocizzare le procedure cessione di Ita Airways, consentendo al nuovo partner di entrare in minoranza in Ita per poi eventualmente prendere la maggioranza.
Tutto finalmente sembra andare nella direzione giusta. Ma la soluzione Lufthansa sarà davvero il miglior finale auspicabile per la ex compagnia di bandiera?
Intanto occorre intendersi sulla definizione di compagnia nazionale, tanto sbandierata quando alcuni politici, da Silvio Berlusconi in poi, si opponevano alla vendita di Alitalia sostenendo l’importanza per il Paese di avere una linea aerea tutta italiana. In verità ci sono ormai tanti Paesi che hanno mantenuto una propria compagnia di bandiera ma la cui proprietà non è più locale: le linee della Svizzera (Swiss), del Belgio (Brussels) e dell’Austria (Austrian) fanno parte del gruppo Lufthansa. La spagnola Iberia è inglobata nell’International Airlines Group (Iag) creato insieme alla British Airways, che controlla anche la Aer Lingus, compagnia di bandiera irlandese. Air France-Klm è la fusione di due grandi compagnie di bandiera, una francese, l’altra olandese, che però mantiene nel capitale una forte presenza dello Stato: il governo di Parigi possiede il 28,5 per cento del gruppo e quello olandese il 9,3 per cento. Negli Stati Uniti il concetto di compagnia di bandiera non esiste e il mercato è di fatto un oligopolio dominato dalle tre principali linee aeree americane: Delta, American e United.
«La proprietà non conta» conferma Giovanni Fiori, docente di economia aziendale alla Luiss e commissario della Vecchia Alitalia. «È invece fondamentale che lo Stato abbia una presenza diretta o indiretta per tutelare la compagnia e di conseguenza i propri interessi. I flussi di viaggiatori non vanno subiti ma vanno gestiti: così si fa negli altri Paesi».
Nel caso di Ita è ormai evidente a tutti che è troppo piccola per stare in piedi da sola. Dal 2000 la compagnia italiana ha accumulato perdite per oltre 14 miliardi di euro, a carico dei contribuenti e in parte anche dei soci privati. E la sua quota, in un mercato nazionale dei voli che è il quarto in Europa, è passata dal 60 al 18,25 per cento negli ultimi vent’anni lasciando praterie a Ryanair e Easyjet. Quindi l’ingresso in un grande gruppo è inevitabile.
E secondo gli esperti consultati da Panorama, Lufthansa rappresenta una buona soluzione: Andrea Giuricin, economista dell’Università Bicocca di Milano ed esperto di trasporti, sottolinea che il gruppo tedesco «ha dimostrato di saper gestire con le compagnie controllate un sistema multi-hub, composto dagli aeroporti di Vienna per Austrian Airlines, Zurigo per Swiss e Bruxelles per Brussels Airlines. Ma per avere un ruolo nel gruppo Lufthansa, Ita Airways deve conquistare nuovo traffico a Fiumicino, soprattutto verso le Americhe e l'Africa».
Inoltre il mercato della linea tedesca sembrerebbe complementare con quello italiano: l’obiettivo di Lufthansa è migliorare i collegamenti in uscita dalla Germania, il traffico outbound, mentre Ita al contrario deve potenziare quelli in entrata, inbound. È interesse della Lufthansa dunque portare più persone in Italia. E poi, come ricordava Giuricin, la compagnia tedesca è abituata a gestire una situazione multi-hub, come l’Italia, dove ci sono molte città con i relativi aeroporti, a differenza di Air France che è più concentrata su Parigi. Infine Lufthansa vanta una storia di grande successo con il rilancio delle compagnie che ha acquistato.
È importante che il governo favorisca questa operazione garantendo allo stesso tempo lo sviluppo di Fiumicino. Fare uscire in Paese dalla voragine Ita sarebbe un grande successo per il governo Meloni.