Italo-americani in California: una storia da non dimenticare
Economia

Italo-americani in California: una storia da non dimenticare

La PBS manda in onda nuove opere che guardano all'epopea italiana in America con occhi nuovi. A beneficio dell'immagine dell'Italia

D'improvviso, la California riscopre le sue radici italiane. A febbraio le televisioni pubbliche della California, da San Francisco a San Diego, trasmetteranno due serie di documentari: una sull'epopea degli italiani in America, l'altra sulle vicende dell'emigrazione italiana nel "Golden State". È un segnale di vitalitá culturale che fa bene agli americani di origine italiana, agli italiani che vivono e fanno carriera qui e, in ultima analisi, all'immagine dell'Italia. In una terra in cui convivono molte etnie, ciascuna con la propria storia da raccontare e stereotipi da combattere, gli italo-americani sono alle prese da anni con l'irresistibile attrazione di storie criminali come "Il Padrino" o "I Soprano" o reality show deteriori come "Jersey Shore". Ben vengano i tentativi di mettere quelle storie nel giusto contesto e di raccontare altre vicende che ricalibrano l'immagine dell'Italia. La California, da questo punto vista, è una miniera d'oro.

L'emigrazione italiana sulla West Coast si riassume nel titolo della serie TV realizzata da Gianfranco e Suma Norelli col sostegno della Farnesina: "La Vena Aurifera" (Finding the Mother Lode). Gli italiani arrivano in California sin dalla metá dell'Ottocento. Sono i genovesi che portano a San Francosco attivitá commerciali a sostegno delle decine di migliaia di minatori piovuti da tutto il mondo per agguantare pepite d'oro. Seguono, in diverse ondate, contadini e bottegai liguri, lucchesi e piemontesi, che portano con sè la coltura della vite, dell'olivo e costruiscono grandi fattorie e vigneti. Poi è la volta dei pescatori siciliani e dei calabresi che lavorano alla costruzione delle ferrovie. La comunitá italiana di San Francisco si auto-proclama "colonia modello", con giornali, banche e teatri. 

Il grande terremoto del 1906 porta alla ribalta la figura dell'eroe italo-americano per eccellenza: il banchiere Amedeo Pietro Giannini. Quando la città viene completamente distrutta dall'incendio che segue il sisma, Giannini inaugura il micro-credito: la sua "Bank of Italy" presta agli italiani senza richiedere garanzie. E North Beach, il quartiere italiano, è il primo a risorgere dalla ceneri. La banca diviene poi Bank of America e fa decollare grandi opere come il Golden Gate e imprese come la Walt Disney. Alla morte si scopre che Giannini non ha accumulato ricchezze per sé: ha dato tutti i suoi averi in beneficenza. "Non si può possere una grande patrimonio", è una delle sue massime: "senza che il patrimonio possieda te".

Giannini spicca anche nel pregevole "The Italian Americans", il film lanciato dalla NIAF, la fondazione nazionale degli italo-americani, e realizzato dal regista John Maggio. In occasione della prima del film a San Francisco, c'è chi osserva che il banchiere è  l'anti-Don Vito Corleone per eccellenza. Ha ispirato Frank Capra nel creare l'eroe di "La vita è meravigliosa", l'imprenditore George Bailey interpretato da James Stewart. Peccato che non sia apparso al pubblico americano come personaggio italiano. 

Ma oggi più che mai i tempi sembrano maturi per rileggere la storia italo-americana con occhi californiani. L'opinione pubblica americana ha assorbito una percezione positiva della cultura e dello stile di vita italiano – più di quanto non immaginino gli italiani, sempre severissimi con se stessi. Nonostante la crisi economica, l'Italia moderna dello stile, della moda, dell'arte e del bello è un magnete irresistibile e, si è detto nel dibattito sul film di Maggio, "una fonte di nuovo orgoglio per i discendenti di emigrati italiani". Per gli italo-americani di terza o quarta generazione, risalire alle radici italiane e imparare l'italiano non è un'imposizione, ma una scelta consapevole. Agli italiani in Italia l'opportunitá e la sfida di alimentare e intercettare questa tendenza e stimolare l'orgoglio italo-americano - come con il recente video del Ministero dello Sviluppo Economico sui punti di forza dell'Italia - per portare nel nostro Paese turisti, talenti e capitali americani con l'aiuto della nostra diaspora.

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Mauro Battocchi

Sono console italiano a San Francisco. Ho alle spalle il servizio diplomatico in Germania e Israele per promuovere le nostre imprese. Ho lavorato per un periodo anche in azienda, in Enel. Il mio blog "San Francisco chiama Italia" racconta di una città che estende ogni giorno la frontiera del possibile; che disegna il modo di vivere globale con le sue battaglie di libertà e con l’innovazione tecnologica. La città e il nostro Paese hanno un rapporto che risale alla corsa all’oro di metà Ottocento. Oggi è quanto mai importante per il nostro futuro.

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