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(Benelli)
Economia

La moto più venduta in Italia è Made in China

Il caso della Benelli ormai fa scuola. E non pensate si tratti di una «cinesata...»

L’impensabile è accaduto: alla fiera internazionale della moto di Milano gli appassionati corrono a vedere le ultime novità di una casa... cinese. Già, perché quello che le grandi case automobilistiche temono per il proprio futuro, cioè vedere i clienti acquistare in massa vetture prodotte oltre la Grande Muraglia, sta già succedendo nel mercato delle motociclette. Ed è un segnale interessante, che mostra come mixando bene alcuni ingredienti si riesce a creare un cocktail di successo anche per i palati più esigenti come quelli dei motociclisti. Certo, va sottolineato che una moto costa molto meno di un’auto e che i motociclisti non sono tutti uguali: c’è chi può spendere e chi no, c’è chi è impallinato e chi si accontenta. Ma alla fine se si coniuga un buon prezzo con una linea gradevole e una giusta qualità, il successo arriva.

E che successo: fa impressione vedere che ormai da parecchi mesi al primo posto delle moto più vendute in Italia, scooter esclusi, c’è la Benelli Trk 502, prodotta dalla cinese Qj Group che ha rilevato la prestigiosa casa italiana nel lontano 2005. La Trk è una copia economica e con un motore molto più piccolo della Bmw Gs 1.250, che per anni ha dominato le vendite in Italia. Costa meno di seimila euro, ha un design europeo e tutto il necessario per divertirsi. E va bene per chi non ha troppe pretese. Lo stesso Qj Group piazza poi al quarto posto della classifica dei primi dieci mesi del 2022 una 125 con il suo marchio Keeway mentre al nono posto c’è un modello della Moto Morini che fa parte del gruppo Zhongneng Vehicle. A distanza, oltre il ventesimo posto, avanzano altri due marchi cinesi: Voge, un brand del gruppo Loncin motorcycle, e Cf Moto.

E così, mentre fino alle ultime edizioni dell’Esposizione internazionale del motociclo (Eicma) gli stand dei cinesi venivano guardati con sufficienza dal pubblico e frequentati quasi esclusivamente dagli operatori del settore, oggi intorno ad essi c’è molto interesse. Occhi puntati dunque dal 10 al 13 novembre sulle nuove Benelli Trk 800 e 702. Ma anche sulla Cf Moto (Cf significa Chung Feng, vento di primavera) che presenta una naked molto aggressiva con motore 800 derivato dal propulsore 790 della Ktm: a dimostrazione di come collaborare con i cinesi si riveli un inevitabile boomerang, inevitabile perché sotto certe cilindrate realizzare i motori in Europa è troppo costoso mancando la massa critica delle vendite. Poi c’è la Morini con le sue Sei e mezzo, disegnate in Italia e prodotte in Cina, mentre per la Voge si è parlato addirittura di una Adventure 900. Le cilindrate crescono e i cinesi iniziano a realizzare perfino propulsori 4 cilindri a V, come le Ducati più sofisticate.

Insomma, un attacco in grande stile che usa come armi prezzi bassi, brand storici rilanciati e una qualità accettabile. A rischiare di più sono le case giapponesi, che si erano fatte forti di una qualità eccellente a prezzi competitivi, senza però avere il grande fascino dei brand europei. E per questo sono più a rischio. La reazione non si è fatta attendere e a lanciare la sfida è la Honda, il più grande produttore di moto al mondo (oltre 16 milioni di pezzi nel 2021). La casa nipponica ha lanciato la nuova Hornet 750 che pesa 190 kg, ha una potenza di 92 cavalli e costa meno di ottomila euro. Caratteristiche tecniche molto interessanti anche per un motociclista smaliziato, ad un prezzo decisamente accattivante. La Honda ha dato così uno scossone al mercato delle naked di media cilindrata, mettendo in difficoltà la Yamaha Mt07, la Suzuki 650 e la Kawasaki 650, ma soprattutto lanciando un segnale ai cinesi: «guardate che batterci non sarà facile». Vedremo come risponderanno.

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Guido Fontanelli