Lavorare in Australia, cinque motivi per farlo
Economia

Lavorare in Australia, cinque motivi per farlo

Qualità della vita; facilità con cui si riesce a trovare un lavoro; stipendio alto; sanità e tasse; flessibilità e prospettive di carriera

Abbiamo già parlato di come fare per trovare lavoro in Australia , presentando il mercato del lavoro di questo paese come altamente selettivo, ma allo stesso tempo pieno di opportunità, per tutti. Grazie ai Working Holiday Visa , che permettono ai giovani di trascorrere un anno nel paese lavorando part-time e valutando, nel caso, l'opportunità di rimanerci più a lungo, con un visto di tipo diverso. E alle skilled occupation lists che, aggiornate ogni anno, indirizzano gli aspiranti "australiani" (non va dimenticato che bastano solo 4 anni per ritrovarsi nella condizione di poter richiedere la cittadinanza locale, con tutti i vantaggi ad essa collegati) con più anni di esperienza alle spalle a presentare una domanda per un visto di lavoro quando le opportunità nel loro settore sono buone.

Per quanto questa breve introduzione dovrebbe essere già più che sufficiente per invogliare gli non trova un'occupazione nel Bel Paese a prendere in considerazione l'ipotesi di trasferirsi dall'altra parte del mondo, ci sono almeno altri cinque validi motivi per i quali potrebbe essere particolarmente conveniente farlo. 

1) Qualità della vita: non si contano le classifiche che mettono le metropoli australiane ai primi posti per quel che riguarda la qualità della vita, la facilità con cui far nascere e crescere un figlio, la vivibilità, la trasparenza e la meritocrazia, solo per citare alcuni dei pregi di questo paese. E anche se in taluni casi queste classifiche esagerano, non si può negare che città come Sidney e Melbourne siano effettivamente molto "semplici da vivere", nonché luoghi in cui è facile integrarsi, molto più di tante delle megalopoli europee in cui si siamo abituati a vivere. Anche solo per l'informalità e i sorrisi con cui gli australiani sono soliti accogliere gli stranieri. 

2) Facilità con cui si riesce a trovare un lavoro: certo, non ci si può aspettare di trovare l'impiego dei sogni in una settimana, ma il fatto che la maggior parte dei giovani che atterra con un working holiday visa dopo una settimana sia già al lavoro conferma che la burocrazia, per quanto fiscale, non e così oppressiva, e che le opportunità sono molte. Non solo per aspiranti babysitter, camerieri e baristi, visto che tanti stranieri, alla fine, si ritrovano a lavorare per il Governo. Quindi insomma, meglio adattarsi, iniziare a guadagnare qualcosa, e poi cercare con calma un impiego migliore. Senza correre il rischio di rimanere senza soldi.

3) Stipendi alti: in Australia si guadagna molto, molto bene. E anche per questo conviene accettare il primo lavoro che capita: non sarà l'impiego ideale, ma di certo sarà ben pagato. Una babysitter, tanto per fare qualche esempio, guadagna dai 20 ai 26 dollari australiani all'ora (poco meno di 20 euro), e il salario orario minimo è di 20 dollari. Un assistente universitario, invece, può arrivare anche a 90mila all'anno (e stiamo parlando di assistenti, non di professori ordinari). Certo, il costo della vita è alto, sotto quasi tutti i punti di vista, ma gli stipendi sono più he proporzionati, a prescindere dal settore in cui si lavora.

4) Sanità e tasse: anche le spese mediche e le tasse sono alte (mai come quelle italiane), ma all'Australia va riconosciuto il grande merito di essersi resa conto che chi non lavora a tempo pieno o chi è impiegato con contratti atipici potrebbe fare più fatica a pagare visite specialistiche e imposte. Ecco perché ha pensato di offrire a chi possiede un working holiday visa la possibilità di pagare contributi agevolati per mantenere il diritto di accedere al sistema sanitario nazionale (in parte gratuito), mentre chi lavora meno di 30 ore alla settimna (!!!) può anche decidere di non pagare tasse. "In cambio", però, il datore di lavoro non versa i contributi.   

5) Flessibilià e prospettive di carriera: anche da questo punto di vista l'Australia sembra essere più avanti di tanti altri paesi. Anzitutto la maggior pare delle persone riesce a fare carriera con orari di lavoro più che ragionevoli (gli uffici chiudono, in genere, alle 5, e anche i capi vanno a casa a quell'ora, salvo emergenze. Che in quanto tali restano sporadiche). Flessibilità, trasparenza e meritocrazia permettono poi di cogliere al volo qualsiasi offerta ritenuta migliore. Infine, anche le giovani mamme, in Australia, finiscono col trovare un buon compromesso tra maternità e aspirazioni professionali. Fino a quando i figli hanno meno di tre anni è considerato "normale" convertire i contratti da full-time a part-time o addirittura work-at-home. Certo, non tutte le professioni lo permettono, ma in una società in cui spesso anche i papà sfruttano queste opportunità per passare più tempo con i figli piccoli, quando si ricomincia a lavorare full-time ci si rende conto che, dal punto di vista delle prospettive di carriera, poco o nulla è cambiato.

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Maria Torre