Allarme lavoro per le donne: le soluzioni alla crisi
Il 90% degli italiani che nel 2020 ha perso lavoro sono donne, un dramma ne dramma. Serve un nuovo welfare dice Ferrario, Pres. e-work
Una delle emergenze al centro anche dell'agenda del nuovo governo Draghi è quella del lavoro. Sono 440 mila le persone che nel 2020 hanno perso la propria occupazione a causa della pandemia. Un dato già di per se preoccupante ma che crea ancora più tensione se si pensa che è ancora in vigore il blocco dei licenziamenti e sono in molti a chiedersi cosa succederà quando anche questa difesa non ci sarà più.
ma c'è una cosa che colpisce l'analisi dei dati Istat 2020: la stragrande maggioranza delle persone che hanno perso il lavoro sono donne. Stiamo parlando del 90%, una cifra impressionante
«Già storicamente la popolazione femminile da retaggio culturale è soggetta ad avere difficoltà nel mondo del lavoro - spiega Paolo Ferrario, presidente di e-work - Con la pandemia questo problema si è ulteriormente aggravato, con particolare peso in determinati settori. Il settore del turismo, ad esempio, tra hotel e ristorazione ha subito un taglio dei posti di lavoro drammatico; un settore a forte presenza femminile (il 70%) che si sono ridotte quasi dell'80 per cento. Di rimando è aumentata la richiesta di persone competenti in scienze, informatica, e ingegneria settori dove le donne sono presenti in numero ridotto. Serve quindi un cambiamento anche di mentalità che di certo però non può essere rapido, sono cambi di percorso che richiedono tempo».
Cosa consigliate alle donne che cercano lavoro in questo periodo?
«Le cose che suggeriamo di fare sono diverse. Alle giovani consigliamo un percorso di studi alternativo rispetto ai soliti che vengono intrapresi, ad esempio iscriversi ad ingegneria o altre materie scientifiche che offrono maggiori possibilità occupazionali. A chi è già nel mondo del lavoro invece di far valere i propri diritti. Basta con le quote rosa, il genere va messo dopo le competenze, gli studi e la professionalità. Noi come Agenzia siamo in controtendenza rispetto al mondo del lavoro, facciamo inserimento con il 54 per cento della popolazione femminile. Indirettamente facendo il nostro lavoro cerchiamo di fare questo. Assurdo che nel 2021 si debba assistere ancora alla differenza di genere nel lavoro anche se la nuova formazione del governo ha evidenziato è un po' questa visione limitata. Mi auguro però che ha a prescindere dal genere vengano portati avanti i programmi proposti».
Paolo Ferrario, Pres. e-work
La politica ed il Governo cosa potrebbero fare, per agevolare il mondo femminile nel lavoro?
«Gli interventi sulle politiche attive del lavoro e il welfare sono fondamentali. Dobbiamo creare le condizioni dove ad esempio ogni donna una volta che diventa mamma possa rientrare al lavoro. Il rientro delle mamme al lavoro genera altri lavori. Non serve un incentivo economico, serve un nuovo welfare. Le società cercano professionalità a prescindere dal sesso. L'Italia e la Grecia in Europa nel lavoro femminile sono il fanalino di coda. Mentre nel nord Europa esiste un vero welfare con contributi per le baby sitter che funziona molto bene».