Lavoro, quali sono i migliori canali per la ricerca di un impiego?
Poche settimane fa ho letto un articolo che parlava del nuovo rapporto Excelsior di Unioncamere dove venivano riportati alcuni dati sul mercato del lavoro. In particolare veniva sottolineato come in Italia ci siano migliaia di domande di lavoro – si …Leggi tutto
Poche settimane fa ho letto un articolo che parlava del nuovo rapporto Excelsior di Unioncamere dove venivano riportati alcuni dati sul mercato del lavoro. In particolare veniva sottolineato come in Italia ci siano migliaia di domande di lavoro – si stima intorno alle 100.000 – da parte delle aziende alla ricerca di personale da inserire nel proprio organico che non trovano riscontro e restano pertanto inevase. I commenti alla notizia non erano dei migliori proprio per il fatto che molte persone che vogliono inserirsi nel mercato hanno difficoltà a trovare proposte di lavoro legate alla propria preparazione e settore e non ricevono alcun riscontro positivo, a volte nemmeno riscontro, dagli annunci che trovano sui canali “ufficiali”. L’interrogativo più comune era del tipo: “dove sarebbero queste migliaia di posti di lavoro di cui tanto si parla?”
Mi è sorta quindi una domanda: quanto i canali “tradizionali” di ricerca lavoro – agenzie per il lavoro, società di selezione, portali, head hunter, motori di ricerca, ecc. – riescono a fare da tramite tra la domanda e l’offerta?
Una ricerca realizzata dall’ISFOL- Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori – fornisce una panoramica sul sistema dell’intermediazione in Italia. Dai dati emerge come il ricorso alle relazioni personali, per dirla più chiaramente alla raccomandazione, sia la principale chiave di accesso al mercato del lavoro; infatti il 30,7% degli occupati ha ottenuto il proprio impiego attuale grazie alla segnalazione di qualche conoscente. Il 7,5%, delle opportunità di occupazione si creano attraverso i contatti nell’ambiente lavorativo, si parla sempre di intermediazione informale ma in questo caso maggiormente legata al merito.
Le autocandidature presentate direttamente ai datori di lavoro copre il 17,7% mentre le offerte sulla stampa hanno consentito circa il 3% delle intermediazioni. I concorsi pubblici hanno dato un impiego al 18,3% degli attuali occupati, ma attualmente in calo, e 3 persone su 100 sono riuscite a collocarsi attraverso i Centri per l’impiego.
Le agenzie di somministrazione, società di ricerca e selezione del personale, scuole, università e organismi delle parti sociali rappresentano realtà in crescita e coprono circa il 7% complessivo degli occupati, il 13,5% per i giovani. Un dato incoraggiante quest’ultimo visto che l’intermediazione di queste realtà, che conoscono in modo dettagliato il mercato del lavoro, premierebbe valori quali il merito e la professionalità troppo spesso dimenticati in un cassetto. Inoltre produrrebbe una maggiore competitività per le aziende in un’ottica di crescita; per un’azienda non sarebbe più strategico assumere una persona preparata e competente da far crescere piuttosto che il cugino dello zio della sorella del panettiere? Sicuramente nella grande fetta di “raccomandati” si trovano persone valide che effettivamente non hanno trovato sbocchi professionali a causa dell’oggettiva difficoltà del mercato, resta però da capire quanto questo modus operandi davvero troppo diffuso incida negativamente sullo sviluppo del sistema, temo non poco…
Per fortuna le nuove tecnologie portano qualche beneficio, infatti le persone alla ricerca di impiego che utilizzano il web risultano più attive grazie alla facilità di comunicazione.