Pensioni, chi potrà mettersi a riposo nel 2019
Da gennaio arriva la quota 100 ma restano anche i requisiti della Legge Fornero. Cinque esempi concreti di come ritirarsi il prossimo anno
Arriva la quota 100 ma, per chi non riesce a raggiungere i 38 anni di contributi, restano anche i requisiti di pensionamento previsti dalla Legge Fornero. Con la riforma previdenziale voluta dal governo Lega- 5Stelle, aumentano le finestre di uscita che consentono ai lavoratori italiani di andare in pensione. Ecco, di seguito, alcuni esempi concreti che prendono in esame quattro diversi profili di lavoratore.
Lavoratore e lavoratrice ultra 62enni
Da gennaio arriva la quota 100, un sistema che consente di andare in pensione quando la somma dell’età anagrafica e degli anni di carriera raggiunge una determinata soglia. Grazie alla quota 100, un lavoratore di 62 anni potrà mettersi ha riposo se ha almeno 38 anni di contributi (62+38=100). In ogni caso, verrà fissata una soglia minima per tutti pari a 38 anni di contribuzione. Chi ha 63 anni e 37 anni di carriera, dunque, pur avendo in teoria i requisiti per andare in pensione con la quota 100 dovrà aspettare ancora un anno per ritirarsi.
Lavoratore e lavoratrice 67enne
Chi ha più di 62 anni ma non ha i 38 anni di contributi che consentono di accedere alla quota 100, potrà ancora mettersi a riposo con i requisiti previsti per il pensionamento di anzianità. Valgono cioè le regole previste dalla Legge Fornero che permette di ritirarsi a circa 67 anni, con almeno 20 anni di contributi versati (o 5 anni per chi è stato assunto dopo il 1995).
Lavoratrice 58enne
Le sole lavoratrici donne possono andare in pensione a 58 anni con 35 anni di contributi (59 anni di età se si tratta di autonome e non dipendenti). Questa possibilità è prevista dalla cosiddetta Opzione Donna, che comporta però pesanti sacrifici. Per congedarsi dal lavoro così presto bisogna infatti accettare un assegno calcolato col metodo contributivo (cioè in base ai contributi versati e non in proporzione agli ultimi stipendi). Tale sistema fa sì che, in molti casi, la pensione sia inferiore di almeno il 30-40% alla retribuzione.
Lavoratore 63enne
Molti non lo sanno ma chi ha compiuto almeno 63anni e ha iniziato la carriera dopo il 1995 può andare in pensione, se ha almeno 20 anni di anzianità, scegliendo di ricevere un assegno calcolato interamente col metodo contributivo. E’ lo stesso sistema previsto dall’Opzione Donna, con la sola differenza che si tratta di una finestra di uscita disponibile anche per gli uomini. Per usufruire di questa possibilità occorre però che la pensione risultante dal calcolo non sia inferiore a 2,8 volte la minima (cioè superiore a circa 1.400 euro lordi mensili).
Lavoratore con (quasi) 43 anni di contributi
Chi ha iniziato a lavorare molto presto potrà mettersi ancora a riposo con il pensionamento anticipato. E’ un requisito che scatta non appena vengono raggiunti i 42 anni e 10 mesi di carriera (41 anni e 10 mesi per le sole donne), indipendentemente dall’età. Questa finestra di uscita consente per esempio di ritirarsi dal lavoro, senza penalizzazioni, a un 60enne che ha iniziato la carriera prima della maggiore età.
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