Licenziamenti, cosa cambierà (forse) nel 2015
Massimo Percossi/Ansa
Economia

Licenziamenti, cosa cambierà (forse) nel 2015

Con l'approvazione del Jobs Act, gli imprenditori potranno dare un'indennità al dipendente, senza riassumerlo, anche se il giudice stabilisce il reintegro

Una somma di denaro pagata come risarcimento “extra” al dipendente, anche se il giudice ha ordinato di riassumerlo. E' una delle novità che potrebbe essere contenuta (ma il condizionale è d'obbligo), nei decreti attuativi del Jobs Act, la riforma del lavoro del governo Renzi che verrà approvata oggi anche al Senato, dopo il via libera definitivo alla Camera ottenuto a fine novembre. Il Jobs Act, è bene ricordarlo, è una legge-delega i cui contenuti saranno appunto perfezionati con una serie di decreti attuativi, che il ministero del Lavoro sta preparando e che presenterà probabilmente a partire da metà dicembre. In questi provvedimenti (che riguarderanno però solo le imprese con più di 15 addetti), potrebbe essere contenuta una nuova disciplina dei licenziamenti legati a motivi disciplinari, cioè quelli che avvengono quando il dipendente è accusato dall'azienda di scarso rendimento, di assenteismo o di insubordinazione.


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Secondo l'attuale testo del Jobs Act , un giudice che dichiara illegittimo un licenziamento disciplinare, potrà ancora ordinare il reintegro del dipendente nell'organico aziendale, seppur soltanto in alcuni casi limitati, che verranno meglio specificati con un decreto ad hoc del Ministero del Lavoro. Probabilmente, la riassunzione scatterà soltanto nei casi più gravi, cioè quando il dipendente è stato mandato via con motivi pretestuosi o arbitrari o per fatti che in realtà sono inesistenti (ad esempio per una falsa accusa di furto). Sta tuttavia prendendo corpo l'ipotesi che venga instaurato un meccanismo che gli addetti ai lavori chiamano con l'espressione inglese opting out. In pratica, in caso di ordine di reintegro da parte del giudice, l'azienda potrebbe comunque evitare la riassunzione del dipendente, pagando un risarcimento supplementare, rispetto a quello già previsto dal Jobs Act (che è pari a un mese e mezzo di stipendio, con un massimo di 24 mensilità).


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Tra le ipotesi che circolano sui decreti collegati alla riforma del lavoro, c'è anche l'introduzione di una serie di incentivi per spingere i lavoratori e le aziende a trovare un accordo, prima di affrontarsi in tribunale. Nello specifico, se un'impresa con più di 15 addetti vorrà lasciare a casa un dipendente, potrà liquidargli subito (probabilmente entro una settimana dal licenziamento) una indennità pari a un mese di stipendio per ogni anno di servizio, con un limite massimo di 18 mensilità. Se il lavoratore non restituirà in tempi brevi la somma di denaro (per esempio entro una decina di giorni) e non farà ricorso al giudice, il licenziamento verrà considerato per legge concluso con una procedura di conciliazione.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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