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(Ansa)
Economia

L’Italia dell’energia nel 2023, virtuosa ma orfana del nucleare

I dati di consumo e produzione di energia nel primo semestre 2023 raccontano molte cose (ad esempio il calo della produzione da fotovoltaico)

La buona notizia è che nell’estate 2023 appena cominciata, stante un clima meno torrido al nord, stiamo chiedendo alla rete nazionale meno energia rispetto al recente passato, che la stiamo producendo con un mix eterogeneo, e che più o meno tutte le regioni italiane hanno oggi più fonti di approvvigionamento, seppure con grandi differenze l’una dall’altra.

Qui trovate il rapporto aggiornato dei primi 5 mesi dell'anno, fino a maggio. Il calo del consumo di energia è sensibile: -4,48% che significa un risparmio notevole per la bolletta del paese. Il totale dei primi 5 mesi è di 125.074 Gwh, contro gli oltre 130 mila del 2022.

Secondo i dati di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, nel mese di maggio la domanda di elettricità nel nostro Paese è stata pari complessivamente a 24,3 miliardi di kWh, un valore in diminuzione del 6,3% rispetto allo stesso periodo del 2022. In diminuzione anche i consumi industriali, che fanno registrare una riduzione dell’8,1% rispetto a maggio dello scorso anno. Nel dettaglio, è positiva la variazione nei comparti dei mezzi di trasporto, ceramiche e vetrarie e degli alimentari; in flessione tutti gli altri settori, in particolare quelli dei metalli non ferrosi. Nei primi cinque mesi del 2023, la richiesta di energia elettrica in Italia è in calo del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Nel dettaglio, riporta Terna, maggio ha avuto lo stesso numero di giorni lavorativi (22) e una temperatura media mensile inferiore di 1,8°C rispetto a maggio del 2022. Il dato della domanda elettrica, destagionalizzato e corretto dall’effetto della temperatura, risultata in calo del 5,6%. A livello territoriale, la variazione tendenziale di maggio 2023 è risultata ovunque negativa: -7,3% al Nord, -6,2% al Centro e -4,3% al Sud e Isole. In termini congiunturali, il valore della richiesta elettrica, destagionalizzato e corretto dall’effetto temperatura, risulta in flessione dell’1,7% rispetto ad aprile 2023.

L’indice Imcei, usato per i calcoli ed elaborato da Terna, prende in esame i consumi industriali di circa mille imprese cosiddette ‘energivore’ e ha registrato una diminuzione congiunturale rispetto ad aprile del 2,5%. In crescita la produzione da fonte idrica (+33,4%) ed eolica (+33,8%); in flessione la produzione da fonte termica (-19,8%) e fotovoltaica (-5,4%); sostanzialmente stabile la produzione geotermoelettrica (+0,2%). Per quanto riguarda il saldo import-export, la variazione è pari a -4,8% per un effetto combinato di una diminuzione dell’import (-3,3%) e di un aumento dell’export (+28,5%).

In Europa poche altre nazioni fanno come noi, lo dimostra il fatto che dal 2007 a oggi la produzione nazionale di energia elettrica da fonti termiche è scesa da 254GW a 191,2GW. Un ottimo risultato, anche se questo sistema rimane quello più usato perché costante, seppure dipenda essenzialmente dal gas naturale e quindi da importazioni che determinano una dipendenza da altri Paesi. Grande assente di questo “mix” è ovviamente il nucleare, con il quale peraltro potremmo produrre almeno la metà di quei restanti 191,2GW, dimezzando ancora le emissioni di CO2 in atmosfera.

Sul sito web di Terna Microsoft Power BI è possibile selezionare ogni campo e comprendere quanta elettricità stiamo chiedendo e producendo, dove e come. Per esempio, è noto che la Lombardia, che produce da termoelettrico, idroelettrico e fotovoltaico, non abbia alcun impianto eolico (notoriamente è zona poco ventosa), mentre al contrario la Sicilia sia alimentata da termoelettrico ed eolico, mentre al suo mix energetico contribuiscono altre fonti in modo marginale. La classifica per regioni rispecchia ovviamente la densità abitativa e la concentrazione industriale, pertanto vediamo che nel 2022 la Lombardia guida la classifica energetica producendo oltre 49.030 GW di potenza (6.741GW da idroelettrico; 2.940 da solare e 39.341 da termoelettrico), seguita dalla Puglia (5.300 GW d eolico; 4.100GW da fotovoltaico e 23.600 da termoelettrico, per un totale di 33.035 GW) e dal Piemonte, che produce 2.070 GW da fotovoltaico; 4.130 da idrico e 19.200GW da termoelettrico per un totale di poco più di 25.440GW. Per non tediare il lettore con troppi numeri riportiamo soltanto il fanalino di coda tra le regioni italiane: le Marche producono 1.409GW con il fotovoltaico, 359,6GW con l’idroelettrico e 477,3GW con il termico, per un totale di 2.281GW. Selezionando le singole fonti appare anche la tipica discontinuità di quelle eoliche e idroelettriche, maggiormente condizionate dalle condizioni climatiche. Va meglio con il solare, seppure anche questa tecnologia risenta di oscillazioni dovute alla copertura nuvolosa e, laddove persiste, di quella nevosa. Gli effetti di un periodo siccitoso come quello verificatosi tra il 2020 e il 2021 si mostra con un calo generale della produzione a livello nazionale da quasi 47GW a 29,9GW. Stando ai calcoli dei gestori delle reti, la necessità italiana è di circa 38,1GW di potenza elettrica lorda istantanea che corrispondono a 36,6 GW di potenza elettrica netta istantanea, con una oscillazione tra giorno e notte di circa 30GW e momenti di richiesta minima che difficilmente scendono al di sotto dei 19GW e picchi di richiesta che superano i 56,6 GW. Se guardiamo in Europa, a rendere meno inquinanti tante nazioni è proprio il nucleare, usato in Francia al 62% della produzione totale di energia, in Slovacchia per il 60%, Belgio per il 46%, in Slovenia per il 43% e in Ungheria al 45%. Anche le ecologiche Finlandia (35%) e Svezia (28% con annuncio di un aumento a breve), senza l’atomo farebbero, in proporzione, peggio di noi.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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